ultimo aggiornamento: 13 Giugno 2023 alle 18:04
definizione
La locuzione latina, frequentemente usata anche nella sua forma estesa «post hoc ergo propter hoc» (→ «dopo questo e, quindi, a causa di questo»), è utilizzata per descrivere l’esistenza di fenomeni causali tra due (o più) avvenimenti, partendo dall’argomentazione: se A è vero e precede B, allora B ne è la conseguenza. La “consecutio logica” esprime l’esistenza di una relazione diretta fra due eventi, secondo il principio di causa-effetto, indica un nesso di causalità spazio-temporale, per il solo fatto che l’uno è posteriore all’altro; esprime una forma di coazione, in quanto mette in evidenza il manifestarsi di un certo esito, come risultato coerente di un evento precedente.
In realtà questo sillogismo potrebbe essere definito improprio, in quanto si tratta di un sofisma additivo, basato, cioè, sulla sovrapposizione di informazioni apparentemente coese; dal punto di vista della semiologia, esiste sempre la possibilità che l’evento descritto dalla locuzione, si riferisca a fenomeni acausali (sincronicità) o ad eventi contemporanei e casuali (sincronismo) anche se la consequenzialità appare evidente: la sentenza «dopo questo, causa di questo» mostra un'adduzione particolarmente attraente che sembra inferire al rapporto causale, vista anche la conformità della sequenza temporale.
Questa prospettiva evoca, nel caso della sincronicità, l’eventualità che esistano eventi relazionati secondo criteri acausali, che non si manifestano necessariamente in modo simultaneo, mentre il sincronismo ci ricorda la possibile presenza di cofattori eziologici che possono agire contemporaneamente ed in parallelo ad un fattore scatenante, che innesca l’evento stesso.
nessi causali – nessi casuali – nessi acausali
Le relazioni fra entità si esprimono attraverso nessi, vale a dire connessioni, legami, relazioni: in base al sillogismo «post hoc ergo propter hoc» esiste una relazione logica e consequenziale fra due enti che rende possibile stabilire un nesso causale, cioè un rapporto di causa ed effetto; una connessione diretta ed univoca che lega un evento (sia esso dannoso o portatore di effetti positivi) a un’azione e che consente di imputare all’autore dell’azione il danno prodotto (o le conseguenze positive).
La dinamica diacronica ci porta a pensare che, nella maggioranza dei casi, se un avvenimento è seguito da un altro, in un’ottica seriale, allora il primo è molto probabilmente la causa del secondo, anche se la razionalità può portarci a dubitare che prendere per causa quello che è un antecedente temporale non sia invariabilmente vero.
In alcuni casi, si rileva la presenza di un nesso casuale che esprime il sincronismo che accomuna eventi per il solo e semplice fatto che avvengono nello stesso momento, senza che esista alcun rapporto significativo o relazione obbligata; quando, viceversa, si parla di nesso acausale si chiama in causa il concetto di sincronicità, ovverosia di eventi che posseggono una relazione che potremmo paradossalmente definire “plurivoca” o “equivoca”: avvengono non casualmente e non come conseguenza l’uno dell’altro, ma contemporaneamente perché si influenzano reciprocamente, creando le condizioni perché si manifestino. I fenomeni sincronistici (e non sincronici!) sono delle coincidenze significative che non avvengono “nello stesso tempo” ma “con lo stesso senso”, rivelando che spazio e tempo appaiono come grandezze relative e disgiunte.
Talvolta possono anche crearsi situazioni che rappresentano l’esito di processi markoviani: pur risentendo degli effetti degli eventi antecedenti, si manifestano non come conseguenza di ciò che è accaduto precedentemente ma come risultato diretto dello stato precedente, pur essendo espressione di processi aleatori. A complicare ulteriormente il quadro, è necessario prendere in considerazione il fatto che le situazioni possono evolversi e svilupparsi secondo dinamiche stocastiche, che variano secondo logiche non prevedibili e non-deterministiche, implicando un margine imponderabile di casualità o che gli stessi modelli stocastici possono assumere le caratteristiche di un processo non markoviano: in questo caso, pur mantenendo caratteristiche aleatorie, i possibili esiti sono caratterizzati dal fatto che la probabilità che si verifichino dipende dalla complessiva “storia” precedente.
causalità – casualità – acausalità nella medicina olistica
La riflessione, apparentemente intellettuale, ha in realtà, per il professionista del ben-essere, risvolti pratici significativi; il principio di causa-effetto, potrebbe risultare fuorviante, condizionando il processo noetico che dovrebbe portare alla comprensione del mal-essere o della disfunzionalità alla base di un qualunque quadro sintomatologico.
Talvolta si corre il rischio, erroneamente, di porre la propria attenzione su eventi apparentemente sequenziali, da un punto di vista spaziale o temporale, dimenticando che esiste sempre la possibilità di altri tipi di relazioni: il determinismo causale sottostante l’approccio diagnostico e terapeutico della attuale medicina rischia, talvolta, di sottovalutare la poliedricità causale responsabile di certe patologie o di ignorare completamente la presenza di acausalità rilevabile, da un occhio attento, nella genesi di certe forme di mal-essere o dis-funzionalità.
La “weltanschauung” di discipline come la Kinesiologia Transazionale®, la Kinesiopatia® o il Cranio-Sacral Repatterning®, con la visione olistica che le contraddistingue, permette di prendere in considerazione non solo l’evento locale o la concatenazione temporale, potenzialmente responsabili del problema, ma l’essere umano nella sua interezza e globalità, con le sue manifestazioni poliedriche e multiformi: non sempre, infatti, la “consecutio temporum” (consequenzialità temporale) che crea un nesso temporale fra due eventi (anteriorità/posteriorità) genera automaticamente un nesso causale fra gli stessi, esplicitata dal sillogismo «post hoc, ergo propter hoc». Talvolta, infatti, occorre considerare un rapporto casuale fra due eventi apparentemente connessi e conseguenti nel tempo; allo stesso modo esistono relazioni basate sul cosiddetto «entanglement» (interlacciamento), ovvero relazioni che si instaurano fra persone (o enti, particelle …), in grado di influenzare il comportamento reciprocamente, pur non essendo in connessione diretta: quello che Albert Einstein definì come una “inquietante azione a distanza”.
Per questo il professionista del ben-essere, impegnato nel “processo diagnostico” non solo deve utilizzare un approccio olistico ai problemi, considerando le manifestazioni come possibili espressioni di squilibri apparentemente non correlati e applicando i principi della logica bayesiana, ma deve essere consapevole delle possibilità che le manifestazioni disfunzionali ed i sintomi, oltre che espressione di una multifattorialità causale, possano dipendere da eventi o relazioni apparentemente non riconnettibili direttamente o dall’influenza della casualità e del caos.