ultimo aggiornamento: 27 Dicembre 2024 alle 17:41
definizione
Conosciuta anche come Malattia di Ledderhose o Sindrome di Ledderhose, il morbo di Ledderhose può essere definito come una forma di fibromatosi plantare, che si manifesta con ispessimenti del tessuto connettivo profondo della fascia plantare dei piedi: è una patologia benigna non frequentissima caratterizzata dalla crescita di noduli e/o cordoni fibrosi nella fascia plantare; i noduli hanno una crescita generalmente molto lenta e raramente producono gravi deformità nel piede.
La patologia prende il nome dal chirurgo tedesco Georg Ledderhose, che per primo descrisse il quadro clinico, nel 1894; talvolta il morbo di Ledderhose si associa oltre che al morbo di Dupuytren, alla induratio penis plastica (morbo di Peyronie).
sintomatologia – eziopatogenesi
Per eziopatogenesi e sintomatologia si accomuna al morbo di Dupuytren rappresentandone, in un certo senso, la localizzazione plantare e non di rado le due patologie sono associate in uno stesso soggetto, potendo manifestarsi bilateralmente, colpendo entrambi i piedi; solitamente si manifesta come una sensazione di corpo estraneo che nei casi di patologia estesa può divenire molto fastidiosa e, raramente, significativamente dolorosa: seppure spesso i noduli sono asintomatici, con l’evolversi del quadro si possono presentare dolore ai piedi, difficoltà a deambulare o a mantenere la posizione eretta, e, raramente, contratture delle dita dei piedi.
Caratterizzata dalla presenza di noduli solidi e fissi, singoli o multipli, mono- o bilaterali, dalla forma arrotondata e a crescita lenta, di solito localizzati nella porzione mediana dell’aponeurosi plantare, in assenza di calcificazione: gli esami istopatologici evidenziano un tessuto fibrocellulare denso con fibrociti e collagene fibrillare a decorso parallelo e nodulare, con un caratteristico aspetto ”a cavatappi”, in assenza di atipie; in genere l’evoluzione è piuttosto lenta, talvolta con periodi di stabilizzazione, salvo poi potersi riattivare eventualmente con fasi di crescita rapida e imprevedibile.
Fattori che possono contribuire alla sua insorgenza sono i microtraumi ripetuti (che avvengono in chi pratica sport come la corsa, la bicicletta, il basket … ) oppure come conseguenza di problemi posturali che determinano un carico eccessivo sulla fascia plantare; in associazione con i quadri di fibromatosi plantare si possono ritrovare diabete, epilessia, obesità, alcolismo, epatopatie, trattamento con farmaci anticonvulsivanti, suggerendo una possibile correlazione fra queste condizioni ed il morbo di Ledderhose.
trattamento
Una diagnosi accurata da parte del professionista del ben-essere, come sempre, è il primo passo per una corretta valutazione multidimensionale che prenda in considerazione la storia clinica, la postura, la mobilità articolare e la forza muscolare al fine di comprendere appieno la situazione clinica e creare un piano di trattamento personalizzato, anche al fine di escludere quei casi che necessitano di un approccio chirurgico: una combinazione di tecniche manuali, stretching e mobilizzazioni articolari per alleviare il dolore, migliorare la flessibilità e ridurre l’infiammazione può essere associata a manipolazioni delle strutture del piede per aiutare a ripristinarne l’allineamento corretto, riducendo il carico sui tessuti interessati con lo scopo di alleviare il dolore e limitare la disfunzionalità.
L’unwinding dei tessuti fasciali del piede e del polpaccio, in associazione alla riprogrammazione neuro-mio-fasciale sono spesso utili per allentare la tensione che lo spasmo muscolare esercita sulla fascia e sul polo neuro-vascolare che la attraversa; una serie di esercizi specifici in grado di rinforzare i muscoli del piede e migliorarne la stabilità, quali lo stretching del polpaccio, il rafforzamento dell’arco plantare, esercizi per incrementare l’equilibrio e mirate a migliorare la postura possono avere effetti benefici sul quadro clinico e prevenire ricadute o la potenziale evoluzione negativa dei sintomi, preludio all’intervento chirurgico.
I test muscolari specifici dei muscoli tibiali anteriori e dei muscoli tibiali posteriori, dei muscoli peronei (peroneus lungus, peroneus brevis, peroneus tertius e peroneus quartus), in associazione a tecniche di massaggio miofasciale applicate ai muscoli lombricali, eventualmente abbinati a trattamenti con ultrasuoni a livello della fascia plantare, non solo sono in grado di ridurre significativamente il dolore e aumentare la stabilità dell’appoggio plantare, ma di rallentale il processo fibromatosico; il trattamento dei gaits, dei recettori podalici associati ai muscoli estensori, degli shock absorber utilizzati dal professionista in kinesiologia transazionale possono notevolmente migliorare il quadro sintomatologico.
Occorre ricordare poi che lo stress, le componenti emozionali e le microcarenze nutrizionali (triangolo della salute) sono fattori che non devono essere sottovalutati nel programma di miglioramento personalizzato volto alla soluzione del quadro disfunzionale alla base del morbo di Ledderhose o, quanto meno, alla riduzione del processo degenerativo.