ultimo aggiornamento: 10 Agosto 2023 alle 15:45
definizione
Letteralmente dipendenza patologica dal gioco, siano essi elettronici o d’azzardo: disturbo del comportamento caratterizzato dal desiderio compulsivo di tentare la fortuna al gioco, detto anche gioco d’azzardo patologico o malattia da gioco d’azzardo (pathological gambling); è un neologismo, creato nel 2004, composto dalla radice latina ludus (→ gioco, ricreazione) e –pathīa, derivato dal greco -πάϑεια (-pátheia → sofferenza, essere affetto da)
descrizione
Chi è affetto da ludopatia ha una fortissima necessità di provare le emozioni legate al gioco e alla scommessa, manifestando una vera e propria dipendenza, arrivando ai sintomi tipici delle crisi di astinenza, assimilabili in toto a quelle che colpiscono i tossicodipendenti; può avere gravi ripercussioni sulla vita sociale e professionale, in quanto, oltre a contrarre debiti, chi è colpito da questo comportamento compulsivo dedica sempre più tempo al gioco, trascurando gli altri aspetti della propria vita.
Oltre agli aspetti compulsivi, il gioco d’azzardo patologico è caratterizzato da tipiche distorsioni cognitive, come l’illusione del controllo sugli esiti delle giocate e la distorta percezione delle cosiddette “quasi vincite”: in queste situazioni di gioco si verifica una combinazione che si avvicina a quella scelta dallo scommettitore, che, pur non risultando vincente viene percepita come approssimazione di un successo e quindi come incentivo a proseguire con le scommesse.
Generalmente, questo disturbo del comportamento affligge persone insicure, che spesso nascondono la propria natura dietro un’apparenza aggressiva e competitiva; può essere associata ad altre patologie complesse, come la depressione, il disturbo bipolare e la schizofrenia: studi recenti associano la dipendenza dal gioco anche a carenza cerebrale di dopamina.
La ludopatia è caratterizzata dalla presenza di bisogno di giocare quantità crescenti di denaro per ottenere l’eccitazione desiderata: l’esaltazione che si ottiene per l’alea del gioco, spesso, è associata ad irrequietezza o irritabilità quando si prova a diradare la frequenza, limitare il denaro “investito” o si sospende il giocare; i ripetuti sforzi infruttuosi per controllare, ridurre o smettere di giocare sono frequentemente associati a pensieri persistenti, inerenti il gioco, che rafforzano il desiderio e la tendenza additiva alla ludopatia.
Una caratteristica di questo “vizio” è che si osserva un incremento del gioco compulsivo quando ci si sente a disagio o in situazioni di disconfort così come si manifesta una pulsione a giocare con ancora maggiore dedizione e tenacia, per riguadagnare le perdite subite: dopo aver perso denaro (anche cifre ingenti), spesso si verificano atteggiamenti di negazione e il ricorso a menzogne e a pseudologie fantastiche, per occultare l’entità del coinvolgimento nel gioco. Ovviamente questo porta alla compromissione delle relazioni significative, a problemi sul lavoro o con lo studio a causa del gioco accompagnate dalla continua richiesta agli altri del denaro necessario a risollevare situazioni finanziarie causate dal gioco.
Il gioco online rappresenta la fusione del gioco d’azzardo patologico con la semplicità d’accesso fornita dal web consentendo in ogni momento l’opportunità di avvicinarsi ad un’immensità di giochi; mentre il giocatore d’azzardo tradizionale era costretto a svolgere la propria attività in luoghi ad essa deputati, internet permette al giocatore di accedere ai giochi direttamente dalla propria abitazione, offrendo la possibilità di giocare lontano dagli sguardi giudicanti delle altre persone.
Questo fenomeno riduce le possibilità che il giocatore compulsivo interrompa la spirale negativa che lo blocca nella ludopatia, in quanto si sviluppano fenomeni di dipendenza che imprigionano chi è affetto da malattia da gioco d’azzardo, in un circolo vizioso: la conseguenza, spesso, è che il ludopatico arrivi al punto di trascurare, nei casi patologici, i rapporti umani, sociali e familiari, con conseguenze nefaste sulla propria vita, innescando una profezia auto-avverantesi di rovina e fallimento.
che fare?
La ludopatia può essere considerata una malattia mentale ed un disturbo del comportamento, cioè un quadro psichico per le possibili conseguenze che può comportare: allo stesso tempo non si può non rilevare che questo atteggiamento sia una esplicita richiesta di attenzione e considerazione che nasce da un profondo disconfort e distress, espressione di una grave egodistonia.
Risulta evidente che il primo passo è l’accertamento che esista, da parte della persona che presenta questi comportamenti compulsivi, una volontà di riconoscere il problema: raramente ci si può aspettare una reale collaborazione da chi è affetto da questo morbo, anzi, quando diagnosticati (ovvero scoperti …), spesso si osservano comportamenti di negazione del problema (e di conseguenza il rifiuto di qualsiasi trattamento), associati a mancanza di cooperazione e bugie patologiche nel nascondere la propria mania ossessiva. L’evitamento nell’affrontare queste tendenze additive, riduce le possibilità di un effettivo aiuto mentre l’accettazione dell’esistenza del problema è il primo passo necessario per intraprendere un cammino verso il ben-essere.
La ludopatia è paragonabile, in un certo senso alle dipendenza ed alle addizioni quali l’alcoolismo, in quanto il disconoscimento del problema è l’essenza del problema stesso; a questo si aggiunga il fatto che si possono osservare, nelle persone vicine a chi è affetto da questo quadro morboso, forme di codipendenza: l’intervento del professionista del ben-essere, nelle forme meno gravi, può rivelarsi di grande aiuto in quanto, grazie alla valutazione multidimensionale, basata sul triangolo della salute, è possibile identificare quali possibili fattori complementi terapeutici (somato-emozionali, biochimici, spirituali …) sono in grado di sostenere il processo di reset a cui necessariamente deve sottoporsi che è affetto da questo quadro morboso.
Le tecniche di allentamento dello stress emotivo, l’integrazione nutrizionale per ridurre gli effetti neurologici dello stress causati dalla risposta generalizzata di adattamento e dal burn-out, le procedure di riequilibrazione del sistema cranio-sacrale (come il reset temporo-vascolare), riattivando la vis medicatrix naturæ presente in ognuno, possono essere un valido aiuto per incrementare la capienza e sostenere la capacità di cambiamento di chi decide di intraprendere un percorso di “guarigione”.