ultimo aggiornamento: 7 Settembre 2020 alle 0:13
definizione
Nella filosofia aristotelica, il “πρῶτον κινοῦν ἀκίνητον” (primo motore immobile) esprime la “divinità dell’atto” come causa prima del divenire poiché ogni trasformazione ha un gesto all’origine della catena cinetica di cause ed effetti: la fonte primitiva del moto.
Il “motore immobile” è, per definizione, l’ente che esercita la manifestazione concettuale, il determinante; il “primo motore”, attuatore del movimento/adattamento/reazione adattativa del corpo agli stimoli/stressor che agiscono su di esso, rappresenta la sua manifestazione: infatti possiamo estendere il concetto di motore immobile, alla dualità sistema nervoso/muscolo/sistema ormonale, perché il gesto è immaginato e visualizzato all’interno del nostro cervello che, pur rimanendo immobile, genera il comando effettore.
L’atto concretizzato dalla sinergia degli esecutori, i muscoli o gli organi effettori, divenendo espressione del pensiero: quella che oggi viene chiamata, spesso impropriamente, PNEI o psico-neuro-endocrino-immunologia.
L’azione ed il movimento sono la raffigurazione imperfetta dell’idea, al punto che continuamente deve essere verificata, attraverso i recettori muscolari: la triade idea-azione-controllo sottostà alla possibilità di interagire efficacemente con l’ecosistema a cui ci riferiamo e con cui ci confrontiamo; l’identità dell’esecuzione, l’attualità del gesto e la potenza dell’azione sono le modalità attraverso cui traduciamo l’immagine olografica del pensiero in fattualità espressiva.
Il sistema nervoso “muove senza muoversi”: le percezioni che gli giungono dall’ambiente (interno ed esterno) sono mediate e gli stress ponderati affinché, dalla sua immobilità, l’encefalo possa comandare al corpo, l’effettore per eccellenza, di rispondere attraverso l’azione ed il movimento.