ultimo aggiornamento: 22 Dicembre 2020 alle 12:04
definizione
Ogni sostanza che determina la formazione, da parte del sistema immunitario, di anticorpi in grado si legarsi ad essa o che può essere identificata da recettori specifici presenti sui linfociti T e sui linfociti B, indipendentemente dal fatto che sia stata introdotta all’interno dell’organismo dall’esterno (esogena) o appartenga allo stesso; dal greco ἀντί– (anti– → contro) e dalla radice γεν– (gen– → produrre, da cui derivano γένος (ghénos → nascita) o γένεσις (ghénesis → generazione, genesi, origine).
Il termine antigene fu coniato, nel 1899, da Ladislas Deutsch per descrivere delle ipotetiche sostanze a metà strada tra i costituenti batterici e gli anticorpi: originariamente credeva che quelle sostanze fossero precursori di anticorpi, come accade per gli enzimi che vengono secreti in forma di precursori: nel 1903, capì che un antigene induce la produzione di corpi immunitari (anticorpi) e scrisse che la parola antigene è una contrazione (sincope) di antisomatogeno (Immunkörperbildner).
descrizione
Da un punto di vista chimico gli antigeni sono prevalentemente proteine in grado di essere riconosciute dal sistema immunitario come estranee o potenzialmente pericolose: la sostanza antigenica può essere di provenienza ambientale o formarsi all’interno del corpo ed il sistema immunitario mette in atto una serie di reazioni finalizzate a neutralizzare qualsiasi antigene che riconosca come estraneo e potenzialmente dannoso (antigene not-self), ma viene “tollerato” dal sistema immunitario se riconosciuto come proprio (antigene self); per questo si parla di antigeni immunogeni, nel caso in cui la sostanza determini una reazione del sistema immunitario, apteni, qualora si parli di molecole in grado di indurre una reazione immunitaria per il tramite di altri antigeni, oppure tollerogeni (o antigeni tollerogenici), molecole che, attraverso un contatto con il sistema immunitario, evita che lo stesso sviluppi successivamente risposte nei loro confronti.
In realtà, non solo le proteine, ma molte sostanze naturali come i carboidrati, gli acidi nucleici ed i lipidi (che si comportano da antigeni solo quando si combinano con proteine e polisaccaridi), ma anche molte sostanze di origine sintetica si comportano come immunogeni efficaci, ovvero evocano una risposta immunitaria contro di sé, agendo come antigeni; l’antigenicità delle sostanze può essere differente per ogni individuo, in base al corredo di geni che ciascuno ha: una molecola può comportarsi da immunogeno in un individuo e da aptene in un altro.
Tornando alla definizione di antigene inteso come molecola alla quale si legano i recettori dei linfociti o le immunoglobuline, è bene aggiungere che, alle volte, un singolo antigene può essere talmente complesso da avere diverse parti alle quali quelle molecole del sistema immunitario si possono attaccare: ciascuna di queste parti si chiama epitopo.
Infine, per completare l’elenco delle sostanze in qualche modo correlate agli antigeni, vanno considerati gli adiuvanti, che sono materiali o sostanze che, venendo a contatto con l’organismo insieme ad un antigene immunogeno, amplificano la risposta che esso provoca.
classificazione degli antigeni
⇒ antigeni esogeni – antigeni entrati nel corpo dall’esterno, solitamente per inalazione, ingestione, o iniezione: attraverso processi di endocitosi o fagocitosi, gli antigeni esogeni sono catturati dalle cellule presentanti l’antigene (cellule APC) e trasformati in frammenti, che vengono presentati alle cellule T helper (CD4); alcuni antigeni esogeni diventano antigeni endogeni, come ad esempio nel caso dei virus intracellulari, che inducono la reimmissione in circolo di antigeni intracellulari a seguito della distruzione della cellula infettata.
⇒ antigeni endogeni – antigeni generati all’interno delle cellule come conseguenza del metabolismo cellulare normale, oppure a causa di una infezione intracellulare virale o batterica: comprendono antigeni xenogenici (eterologhi), autologhi, idiotipici ed omologhi.
⇒ autoantigeni – proteina od un complesso di proteine (e talvolta DNA o RNA), presente normalmente nell’organismo, che diviene antigenica, attivando la risposta del sistema immunitario: il fenomeno è alla base delle malattie autoimmuni; la normale tolleranza immunologica per tali antigeni viene persa.
⇒ antigeni tumorali – detti anche neoantigeni, sono antigeni che si sviluppano sulla superficie delle cellule tumorali; possono essere antigeni tumore-specifici (TSA), cioè presenti esclusivamente sulle cellule tumorali ma non su quelle normali e, solitamente, sono il prodotto di una mutazione tumore-specifica, oppure antigeni associati al tumore (TAA), ma prodotti sia dal tumore che dai tessuti normali. I linfociti T citotossici che riconoscono gli antigeni possono essere in grado di distruggere le cellule tumorali prima che proliferino o metastatizzino.
⇒ antigeni nativi – antigene che non è stato ancora processato da una cellula APC (cellula presentante l’antigene) in parti più piccole: le cellule T non sono in grado di legarsi ad antigeni nativi, ma richiedono che gli stessi siano prima elaborati dalle cellule APC; le cellule B possono essere attivate dagli antigeni nativi.