disturbo da stress pre-traumatico

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definizione

Detto anche “Pre-Traumatic Stress Disorder” (pre-TSD), è un disturbo d’ansia caratterizzato dalle manifestazioni tipiche dell’ansia anticipatoria, che colpisce chi pensa continuamente ai disastri futuri e alla propria impotenza davanti a essi: è assimilabile  al disturbo da stress post-traumatico, che può svilupparsi in persone che hanno subìto o hanno assistito a un evento traumatico, rappresentando la somatizzazione delle sofferenze psicologiche che colpisce chi sopravvive ad un evento critico come un forte trauma, una catastrofe o una violenza.

Pre-TSD: strategia di sopravvivenza orientata al futuro

La definizione “disturbo da stress pre-traumatico” è un mezzo per descrivere compiutamente l’atteggiamento pessimistico verso il futuro che spesso manifestano le persone che prevedono futuri distopici associati al “climate change”, chi soffre di eco-ansia, chi vive secondo l’idea declinista che il futuro non possa che peggiorare rispetto al passato, o chi, infine soffre di solastalgia per gli effetti di disastri antropici: la profonda sfiducia nel domani ed il catastrofismo portano queste persone a sprofondare in una spirale di profonda tristezza, malinconia e angoscia, anche alla luce dell’idea ossessiva che manchi il tempo necessario per fare qualcosa per impedire un disastro imminente, dell’impressione di non essere ascoltati, divenendo come Cassandra, la profetessa non creduta, arrivando al punto di perdere quasi il senno.

Il distress, sia esso personale o sociale, è l’esito di un evento fantasmatico, un episodio immaginario collocato nel futuro, un evento che non ha mai avuto luogo, che talvolta assume la forma di flashforward: è chiaramente l’esito di un evento immaginario potenziale, di una illusione che si impossessa preventivamente della realtà che colora emotivamente la fantasia di un terrore che si trasforma (nella mente della persona) in concreta realtà. Il confine fra il pre-TSD e la paranoia è sottile ma evidente.

Chi soffre di paranoia vive in un’illusione ed è prigioniera di un universo chimerico ed enigmatico, mentre la persona affetta da disturbo da stress pre-traumatico si considera ed è considerata “sana”, nonostante, in ultima istanza, perda anche lei il contatto ed il controllo della realtà: spesso, nel proprio “delirio lucido” queste persone hanno la capacità e la forza di riuscire a convincere chi le circonda che siamo tutte potenziali vittime di un “futuro delitto fantasmatico”, coinvolgendole e rendendole partecipi della propria visione distopica; il loro obiettivo è trascinare le persone “ignare” nella loro incubo. Questo, ovviamente, è possibile solamente finchè gli interlocutori, a loro avviso sprovveduti e inconsapevoli, rimangono in silenzio poiché se qualcuno osa proferire parola, contrastando il loro punto di vista e spiegando che il futuro delitto non è ancora successo e forse non succederà mai, allora diventiamo subito anche noi parte del chi ha intenzione di perpetrare il delitto o l’ecocidio. Trovandosi in uno stato psicotico, queste persone godono dei propri sintomi e a noi chiedono solo un po’ di attenzione e approvazione.

Le manifestazioni tipiche del disturbo da stress pre-traumatico si ritrovano non solo in chi vive in uno stato di paura predittiva, come chi soffre di ecoansia, ma anche nelle popolazioni che vivono in uno stato perenne di minaccia: un esempio eclatante e, allo stesso tempo chiarificatore, è il popolo di Israele che, almeno in parte, soccombe ad una Shoah immaginaria contraddistinta dalla fantasia di essere sterminato quotidianamente; ovviamente, tale esclusiva non appartiene agli ebrei, in quanto il timore paralizzante di una guerra nucleare, con manifestazioni di ansia predittiva, è stata la fissazione preferita fra i “terrori illusori”, di intere generazioni fungendo da collante alla cosiddetta guerra fredda, cui, oggi, si è sostituita la paura del terrorismo e il “climate change”.

La radice profonda ed invisibile del  disturbo da stress pre-traumatico fa riferimento a una realtà devastante, in cui la dialettica della paura domina l’esistenza,  paura spesso sfruttata politicamente o economicamente da chi è in grado di guidare i fenomeni sociali: la “politica della paura” trae la propria linfa vitale dalla paura della realtà fantasmatica che a sua volta ha sostituito la paura di un Dio malvagio e onnipotente, un Dio che uccide senza né grazia né misericordia, il Dio di Sodoma e Gomorra; il disturbo da stress pre-traumatico è l’espressione di un profondo e atavico metaprogramma di sopravvivenza, l’adattamento allostatico alla conservazione del sé che deraglia da una normale risposta di adattamento generalizzato allo stress e diviene una tendenza additiva contraddistinta da gravi forme di psicosi “socialmente accettabili” che, al proprio culmine, trasforma il problema individuale in  una psicosi collettiva.

Queste soggetti sperimentano il senso di un futuro accorciato alla luce delle propria radicata convinzioni o delle aspettative negative persistenti ed esagerate che hanno su se stessi, gli altri o il mondo: i pensieri negativi ed i convincimenti sul futuro fanno parte di un insieme cognitivo negativo sono la manifestazione di una richiesta di aiuto in quanto chi vive questa visione distopica percepisce il proprio mal-essere come espressione di una ferita, implicando una mancanza di fiducia, significato e ottimismo su ciò che il futuro avrebbe riservato; i suoi sintomi principali (l’ansia predittiva, i flashforward,  l’angoscia e la disforia associata a forme di arousal) potrebbero essere intesi come parte di una strategia di sopravvivenza ecologica ed evolutiva, una strategia di sopravvivenza orientata al futuro, che ha la finalità ultima di lenire il “male di vivere ogni giorno”.

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