Dal greco διάρροια, (diárroia → diarrea), derivato dal dal verbo διαρρέω (diarréo → scorrere attraverso, filtrare), composto da δια (diá → attraverso, per mezzo di) e ῥέω (réo → scorrere): disturbo della defecazione consequente all’ingestione di sostanze non assorbibili ed osmoticamente attive, cioè che richiamano acqua, di alcune cibi (alimenti contenenti polialcoli o grandi quantità di fruttosio, mannitolo, sorbitolo), di farmaci come i lassativi osmotici (sali di magnesio) o gli antiacidi a base di idrossido di magnesio, ma anche in alcuni casi di malassorbimento e alterazioni del processo digestivo o in certe forme di intolleranze alimentari, come quelle al lattosio, al glutine, alle proteine della soia. Si possono verificare diarree osmotiche nei deficit di disaccaridasi, specialmente un deficit di lattasi, dopo gastrectomia o vagotomia, nella Dumping Syndrome e nell’ischemia cronica o dopo resezione del tenue. In condizioni fisiologiche l’osmolarità endoluminale viene mantenuta uguale a quella plasmatica, attraverso meccanismi di secrezione ed assorbimento di acqua e soluti: la diarrea osmotica compare quando sono presenti nel lume intestinale soluti che richiamano liquidi, determinando un aumento della massa fecale e diminuzione della sua consistenza, con diarrea acquosa che, tipicamente, si arresta durante il digiuno (test del digiuno positivo). La perdita d’acqua è inferiore a quella che si ha nelle diarree secretive ed il contenuto elettrolitico fecale è più basso rispetto alla norma, il che comporta un aumento del gap anionico. Una caratteristica tipica, invece, è il riscontro nelle feci di un aumento degli acidi grassi a catena corta e dell’acido lattico: diarree di questo tipo determinano alterazioni dell’equilibrio acido-base e degli elettroliti plasmatici poco significative.
diarrea osmotica
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