ipotesi del Buffone di Corte

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ultimo aggiornamento: 24 Ottobre 2023 alle 13:33

definizione

Nel 1999. Anthony D. Barnosky iniziò a utilizzare la locuzione “ipotesi del Buffone di Corte” (Court Jester hypothesis) come ipotesi antitetica all’effetto della Regina Rossa, per sottolineare il fatto che, su larga scala, la macroevoluzione è guidata soprattutto da eventi abiotici che inducono pressioni selettive e adattative secondo una logica stocastica o processi markoviani: evoluzione, speciazione ed estinzione seguono l’imprevedibile andamento dei fattori ambientali, partecipando ad una sorta di roulette della vita.

Charles Darwin, nel “Origine delle specie” esprime un concetto chiave dell’ecoevoluzione: non esiste alcuna popolazione che non possa in qualche modo modificarsi per migliorare; se qualcuna di queste molte specie viene modificata e migliorata dalla selezione naturale, le altre dovranno migliorare in modo corrispondente o andranno incontro all’estinzione.

L’ipotesi del Buffone di Corte sottolinea come questo processo evolutivo sia conseguenza della pressione ambientale e non dipenda direttamente dalla “corsa della Regina Rossa”, ovvero non ritiene la competizione fra specie, cioè i fattori biotici (intrinseci), prioritaria rispetto all’influsso dei fattori abiotici (estrinseci), nel processo evolutivo. I due modelli non sono stati proposti come mutualmente esclusivi, poiché la loro unione permette una migliore interpretazione della dinamica delle differenziazioni delle specie.

L’ipotesi del Buffone di Corte si basa sulla “teoria degli equilibri punteggiati” (Punctuated Equilibrium) di Stephen Jay Gould: l’idea di base è che i cambiamenti evolutivi avvengano in periodi di tempo relativamente brevi (200/300.000 anni) sotto l’impulso di forze selettive ambientali, intervallati da lunghi periodi di stabilità evolutiva; nei periodi di stabilità il fenotipo delle forme di vita sarebbe rimasto sostanzialmente stabile, mentre nei periodi di variabilità i fenotipi delle forme di vita si sarebbero diversificati fino a portare all’attuale biodiversità, creando equilibri punteggiati (o puntati) di diversificazione nel tempo (speciazione) degli organismi viventi. Questa teoria si contrappone al modello che considera l’evoluzione un processo lento e costante, contrapponendo l’idea di un processo di speciazione definito “evoluzione graduale ed a velocità non costante”, causato da eventi ambientali in grado di esercitare una pressione differenziativa delle specie.

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