definizione
Sensibilità somatica, ovvero di sensibilità corporea o sensibilità generale, talvolta posta in contrapposizione alla sensibilità viscerale: dal greco σῶμα (→ corpo) e αἴσϑησις (→ sensibilità, percezione), derivato del tema di αἰσϑάνομαι (→ sentire); può essere considerato un sinonimo di somatoestesia, termine che indica le sensazioni prodotte dalla stimolazione di tutti i tessuti del corpo, a eccezione di quelle specifiche della vista, dell’udito, dell’olfatto e del gusto.
Il termine è utilizzato soprattutto nelle sue derivazioni, in forma aggettivata, per definire funzioni o strutture associate alla sensibilità somatica: recettori somestesici, gli esterocettori cutanei e i propriocettori dei muscoli, delle fasce aponevrotiche e dei tendini; fibre somestesiche le fibre delle sensibilità tattile, termica, dolorifica; aree somestesiche, le aree della circonvoluzione parietale ascendente in cui sono localizzate le sensibilità cutanee, muscolari e tendinee.
somestesia in filosofia
Nel XVII secolo, John Locke propose la «teoria della Tabula Rasa», che ipotizzava l’assenza di conoscenze prenatali e che l’apprendimento avvenisse esclusivamente dalle esperienze sensoriali; la conoscenza fosse creata attraverso l’esperienza, con la successione di eventi che viviamo, che lascia un residuo nei nostri ricordi: l’insieme di queste esperienze è la somestesia, l’insieme delle informazioni acquisite attraverso le percezioni di ciò che accade, che crea sensazioni rilevate dal sistema estetico. Il sistema estetico è diviso in un sottosistema epicritico e un sottosistema protopatico.
Secondo John Locke, La somestesia è la capacità degli uomini di ricevere informazioni dalle diverse parti del proprio corpo: anche se non siamo a conoscenza di tutte le informazioni ricevute dall’organismo, siamo soggetti a diversi tipi di stimoli, la cui rivelazione di uno stimolo è chiamata sensazione.