ultimo aggiornamento: 23 Novembre 2024 alle 21:20
definizione
In inglese questo lemma viene utilizzare per indicare forme di subdola manipolazione mentale e di mistificazione finalizzate ad obnubilare ed annebbiare la mente, come se si osservasse la realtà alla luce emessa da una lampada a gas; gaslighting è una parola di origine colloquiale che deriva dall’opera teatrale del drammaturgo britannico Patrick Hamilton “Gas light” (1938): un marito cerca di portare la moglie alla pazzia manipolando piccoli elementi dell’ambiente (per esempio affievolendo le luci delle lampade a gas) negando che cambiamenti siano reali ma siano piuttosto il frutto di un ricordare male o inventarsi le cose, portando la donna a dubitare sempre di più delle sue sensazioni e diventare sempre più emotivamente instabile.
L’opera venne poi ripresa dal regista George Cukor nel film “Gaslight” (1944, titolo italiano “Angoscia”) in grado di creare un thriller psicologico dove il rapporto malato tra un uomo e una donna si manifesta nel creare, da parte del marito, una serie di stratagemmi e insinuazioni atti a far credere alla donna (nel film interpretato magistralmente da Ingrid Bergman che le valse un premio Oscar alla recitazione.) di aver perso la sanità mentale: la caduta nell’abisso di una donna manipolata da marito fino al punto di dubitare di sé stessa, come conseguenza della mistificazione, graduale e continua, della realtà da parte di un manipolatore narcisista, sottolineando, spesso, come se sia “tutto nella testa” di chi subisce il gaslighting.
Una manipolazione psicologica maligna, violenta e subdola, nella quale vengono presentate alla vittima false informazioni con l’intento di farla dubitare della sua stessa memoria e percezione, sostenuta dal negare da parte di chi ha commesso qualcosa che gli episodi siano mai accaduti, o attraverso la messa in scena di eventi bizzarri con l’intento di disorientare la vittima; concretamente, è un caso speciale di diversione basato su sottili manipolazioni verbali o gestuali (espressioni facciali, intonazioni, atteggiamento …) in cui l’abusante mette in dubbio ogni scelta, sentimento, emozione, valore della vittima.
Può essere definita anche come una «forma di violenza psicologica silenziosa, in cui si sperimenta angoscia, impotenza, frustrazione e si finisce per diventare vittime di un abuso senza accorgersene»; il gaslighting funziona come un’inversione dei ruoli di vittima e carnefice: l’obiettivo dell’abusante (gaslighter) è di sopprimere le reazioni di autodifesa della vittima per sfuggire alle sanzioni che gli spetterebbero, e continuare così a ripetere l’abuso: le conseguenze del gaslighting sulla vittima possono essere molto gravi e includere un ampio spettro di problemi psicologici.
Le persone sottoposte a gaslighting possono iniziare a dubitare della propria memoria, della propria percezione e addirittura della propria sanità mentale: possono avere pensieri alterati e la sensazione che la loro capacità di percepire accuratamente la realtà sia stata erosa, patendo una notevole confusione, mentre, non di rado, il gaslighter continua a fomentare questa confusione, comportandosi come se fosse lui stesso la vittima; questo fa sì che la vera vittima dubiti sempre più delle proprie valutazioni e percezioni, sia su eventi interni che esterni, con una grave compromissione della fiducia nelle proprie capacità di giudizio, potendo giungere al punto in cui persino i ricordi personali sembrano nebulosi e costruiti, minando l’autostima, fino al punto di sentirsi inadatti e folli. Frequentemente nasce un legame nocivo in cui la vittima, pur sentendosi inferiore e incompetente, considera l’aggressore come una figura di guida, un punto di riferimento da cui trarre insegnamento e crescita personale.
Questa forma di manipolazione può causare ansia, depressione, e può persino favorire lo sviluppo di un trauma psicologico; possono verificarsi anche problemi di paranoia e dissonanza cognitiva, perché le vittime ricevono messaggi contrastanti che rendono difficile distinguere la realtà dalla finzione.