standard

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ultimo aggiornamento: 9 Ottobre 2022 alle 15:34

definizione

Modello di riferimento cui attenersi o uniformarsi, livello qualitativo, tenore, riferimento; norma cui si deve adeguare o conformare: livello di performance a cui devono mirare le prestazioni o i processi oppure obiettivo minimo da raggiungere. Talvolta viene utilizzato anche per definire un “autorevole (o riconosciuto) esempio di qualità o correttezza” o “il risultato predefinito da raggiungere”.

Il termine è mutuato dalla lingua inglese; l’etimologia anglosassone lo fa derivare francese “estendart” (→ stendardo, insegna o altro oggetto appariscente che serva da punto di raccolta per una forza militare) che rappresenta la bandiera, utilizzata soprattutto sul campo di battaglia, che simboleggia la nazione (o il gruppo a cui si appartiene con orgoglio): la radice etimologica vien fatta risalire al franco “standhard”, letteralmente “stai fermo”, idealizzazione dell’immagine di un palo o lancia e conficcata nel terreno per stare in piedi e sorreggere un vessillo, a simboleggiare un punto da difendere a ogni costo mentre altri ritengano derivi dalla parola francese “estendre” (→ stendere), derivata a sua volta dal latino extendere (→ estendere).

standard & stress

Gli standard sono metodi concordati di fare qualcosa, rappresentabili come una serie di criteri precisi che possano essere usati come regole, linee guida o definizioni: un modo ripetibile e condiviso di fare qualcosa; allo stesso tempo rappresentano (o possono rappresentare) il “livello di performance” da raggiungere o mantenere, anche per periodi prolungati. In genere, quando si parla di standard riferendosi ad una norma oppure ad un modello da utilizzarsi da campione di riferimento o come esempio uniformato, ci sono due aspetti rilevanti, che spesso non vengono considerati: il fatto che sia necessario un accordo per definire le caratteristiche qualitative, il livello da raggiungere, la qualità da garantire e l’esigenza di avere, per una maggiore garanzia di rispetto del valore e del pregio (intrinsecamente rappresentati nello standard), un “certificatore” terzo, un garante che confermi che sono stati raggiunti i parametri di riferimento e/o il conseguimento della performance richiesta.

Inoltre, indipidententemente dal fatto che esista o meno un “garante” che certifichi il raggiungimento della qualità o della performance, la presenza di uno standard, ingenera l’aspettativa che tale livello venga raggiunto o la pretesa che vengano “rispettate” le premesse (uniformità con il modello di riferimento o con le norme unificate; valore, qualità e livello o tenore previsto; prestazione, pregio, merito …).

Risulta evidente che la necessità di raggiungere o mantenere tali standard possa rivelarsi, per alcune persone, una fonte di notevole stress, in quanto, se da alcuni possono essere considerati uno sprone ed un incentivo a migliorarsi, per altri possono assumere l’aspetto di un dovere da ottemperare, un onere da mantenere o una possibile fonte di distress qualora non si sia potuto/riuscito a raggiungere lo standard desiderato, potendo ingenerare l’idea di “non essere all’altezza” o di fallimento: che ne siano consapevoli o meno, le persone possono vivere negativamente la determinazione di uno standard, manifestando talvolta “ansia da prestazione”.

Fissare un obiettivo da raggiungere come “standard”, cioè come livello di performance inderogabile cui devono mirare le prestazioni o i processi, oppure obiettivo minimo da raggiungere, può essere il miglior modo per garantirsi l’insuccesso: la necessità di ottemperare alle richieste che ci vengono fatte o il dover raggiungere i risultati cui aspiriamo, senza possibilità di mediazione o oggettivazione considerando aprioristicamente il “non raggiungimento” di un determinato livello come una possibile sconfitta, per alcune persone è una tale fonte di stress da indurle a rinunciare in partenza, somatizzando il disconfort derivante dall’insuccesso con forme di burn-out, distress, ansia da prestazione. Non importa che gli standards minimi da raggiungere siano fissati da altri  o che siamo noi a pretenderli da noi stessi, invariabilmente l’esito finale è il rischio di “non essere all’altezza”.

Anche quando, consapevolmente o meno, fissiamo degli standard per altri, cioè ogni volta che ci attendiamo/fissiamo/richiediamo a un’altra persona di raggiungere certi obiettivi o performance ponendole come livello minimo da conseguire, oltre a porre sotto stress chi deve ottemperare alle nostre “pretese”, corriamo il rischio di entrare in un loop negativo caratterizzato da ansia/attesa, delusione e dis-stress.

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