ultimo aggiornamento: 31 Luglio 2018 alle 18:19
Atto di espirazione forzata a glottide chiusa, per favorire la compensazione dell’orecchio medio: è una tecnica che prevede di forzare l’aria attraverso il passaggio bloccato a livello della tuba di Eustachio e ristabilire il flusso d’aria. In pratica basta soffiare aria attraverso le narici chiuse, contraendo i muscoli addominali, cercando di immettere aria all’interno dell’orecchio medio: con essa si ottiene un’autoinsufflazione delle trombe di Eustachio (che può causare otodinia in caso di otite media) ed un aumento della pressione toraco-addominale che esteriormente si manifesta, tra l’altro, con turgore delle vene del collo e congestione del viso. Deve sempre essere eseguita con cautela: se forzata e prolungata, questa tecnica può portare a congestione venosa dei tessuti circostanti le tube e può provocare un aumento della pressione intratoracica; può indurre un rapido cambiamento della pressione arteriosa e della frequenza cardiaca, fino a indurre sincope. Valsalva usava questa tecnica per espellere le sostanze purulente dall’orecchio medio in caso di otite grave. Viene talvolta utilizzata, con piccole modifiche, come test delle funzioni cardiache e provoca un aumento delle pressioni intra-addominale e toracica svuotando i visceri e diminuendo il ritorno venoso al cuore. Può essere usata per bloccare un attacco di tachicardia parossistica, in quanto viene stimolato il nervo vago provocando quindi una stimolazione vagale parasimpatica che rallenta la frequenza cardiaca. L’aumento della pressione liquorale, per il blocco del ritorno venoso, comporta una accentuazione dell’algia dovuta all’irritazione delle radici del nervo sciatico, in caso di interessamento radicolare o un transitorio incremento della pressione intracranica.