pressione intracranica

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ultimo aggiornamento: 30 Marzo 2022 alle 23:39

definizione

Detta anche pressione endocranica, è l’espressione delle forze esercitate sulle superfici interne del cranio, ovvero la somma delle pressioni dipendenti dalle tre componenti fondamentali presenti a questo livello: il parenchima cerebrale, composto dalle cellule gliali e dal tessuto nervoso, dal sangue e dal fluido cerebro-spinale.

Secondo la teoria di Monro-Kellie, vista la scarsa comprimibilità delle strutture nervose e la ridotta espansibilità della teca cranica, i principali componenti che fungono da “compensatori pressori” sono il liquido cefalo-rachidiano e, in misura minore, il sangue: l’organismo cerca di mantenere la pressione intracranica stabile, modulando il volume del liquor, grazie all’equilibrio tra produzione e assorbimento dello stesso, anche se qualunque variazione dell’emodinamica cranica può incrementarla in modo significativo.

Se si effettua una compressione delle vie di deflusso ematico (vene giugulari), come avviene nel test di Queckenstedt, o se si verifica un aumento della pressione toraco-addominale, come accade negli episodi di tosse intensa, nello sblocco dell’ipertono diaframmatico, o per mezzo della manovra di Valsalva, è possibile osservare un rialzo dei valori pressori a carico, prevalentemente, della componente liquorale.

In queste situazioni, l’aumento generalmente è transitorio, mentre modifiche al volume di una o più strutture contenute nel cranio possono portare allo sviluppo di ipertensione endocranica, una patologia accompagnata da segni clinici importanti e potenzialmente mortale; esistono anche casi di ipotensione endocranica, in genere non particolarmente significativa da un punto di vista clinico, che può verificarsi a seguito di una perdita occulta di liquido cefalo-rachidiano verso un’altra cavità del corpo o per la fuoriuscita del liquor dagli spazi subaracnoidei.

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