ultimo aggiornamento: 1 Marzo 2021 alle 13:44
definizione
Sistema enzimatico che svolge un ruolo chiave nell’organismo umano, determinando la conversione degli androgeni, ormoni sessuali tipicamente maschili, in estrogeni, che sono invece caratteristici dell’organismo femminile; conosciuto anche con la sigla CYP19A1, è un enzima chiave in quanto catalizza la reazione che a partire dal testosterone (o dal androstenedione) opera la sintesi di estradiolo (o estrone): per questo gli androgeni possono quindi essere considerati i pro-ormoni degli estrogeni.
Appartenente alla famiglia dei citocromi (proteine eme-dipendenti), viene chiamato anche citocromo P450 o o P450 reduttasi: deve il suo nome al fatto che trasforma l’anello A degli steroidi in un anello aromatico, attraverso l’ossidazione e la successiva eliminazione di un gruppo metilico (CH3); nei mammiferi tutti gli ormoni steroidei, inclusi gli androgeni e gli estrogeni, sono sintetizzati a partire dal colesterolo, per mezzo della cosiddetta steroidogenesi: la secrezione degli androgeni e degli estrogeni è interdipendente, essendo i secondi sintetizzati a partire dai primi.
Le tappe della steroidogenesi sono regolate da una serie di enzimi, la cui concentrazione ed attività costituisce lo step limitante dei vari passaggi biochimici: l’enzima aromatasi, codificato dal gene CYP19, operare la conversione di androgeni (steroidi a 19 atomi di carbonio) in estrogeni (steroidi a 18 atomi di carbonio); l’enzima è localizzato nel reticolo endoplasmatico delle cellule in cui è espresso: è un complesso enzimatico costituito da due componenti, cioè un aromatasi citocromo P450 ed una flavoproteina (NADPH) in qualità di coenzima, detta P450 reduttasi per i processi di ossidoriduzione necessari per la trasformazione.
Il citocromo P450 reduttasi contiene un gruppo eme ed il sito di legame degli steroidi; in presenza di ossigeno molecolare (O2) e NADPH, catalizza la serie di reazioni che portano alla formazione dell’anello A-fenolico degli estrogeni, mentre il NADPH-citocromo P450 reduttasi è responsabile del trasferimento di equivalenti riducenti (che cedono gli elettroni in una reazione redox) dal NADPH al citocromo P450: per ogni mole di androgeno sintetizzata sono necessarie 3 moli di O2 e 3 moli di NADPH.
aromatasi ed estrogeni
Nell’organismo è presente a livello dei tessuti gonadici (testicoli ed ovaio) e endometriali, ma anche in altri organi come il fegato e le ghiandole surrenali, nei tessuti adiposi, connettivi e muscolari ed in alcune aree cerebrali; nella donna in età fertile, le aromatasi si trovano prevalentemente a livello dei tessuti riproduttivi, cioè nell’ovaio ovvero nelle cellule della granulosa dei follicoli ovarici portati a maturazione. Sia gli estrogeni che gli androgeni sono presenti, seppur in concentrazioni e proporzioni differenti, in entrambi i sessi, dove ricoprono ruoli fisiologici di primo piano: sono tipici ma non esclusivi di un sesso rispetto all’altro.
Anche se la maggior parte degli estrogeni viene prodotta dalle ovaie e, in misura minore, dalla ghiandole surrenali, una quota, a volte anche importante, viene prodotta dalla trasformazione adoperata dalle aromatasi presenti negli alimenti e nel grasso corporeo; le donne con sindrome dell’ovaio policistico sembrano avere maggiori probabilità di una bassa attività dell’aromatasi nelle ovaie ed in effetti, questa particolare condizione è caratterizzata da iperandrogenismo (aumento dei livelli di ormoni maschili), spesso accompagnato da irsutismo (eccessiva crescita dei peli).
La presenza di aromatasi a livello cerebrale fa supporre che questo enzima giochi un ruolo importante nel comportamento sessuale individuale, potendo svolgere il ruolo di regolatore degli effetti antidepressivi della dopamina: data la relazione biochimica tra estrogeni e dopamina cerebrale, è probabile che la trasduzione intracellulare innescata da questi due ormoni dialoghi nell’espressione genica cerebrale collegata al comportamento, al controllo dell’umore ed alla sessualità.
Dopo la menopausa, con l’esaurimento dell’attività delle ovaie per l’esaurimento del patrimonio dei follicoli ovarici disponibili, una certa attività dell’aromatasi rimane nella pelle, nel fegato e nel cervello, permettendo la sintesi di una minima quantità di estrogeni, oltre a quella prodotta dalle ghiandole surrenali, anche se la maggior quota dipende dall’azione delle aromatasi del tessuto grasso, rappresentando la fonte maggiore endogena di produzione di estrogeni: questi ormoni coinvolti non solo nelle azioni fisiologiche legate alla riproduzione, ma anche nella distribuzione del grasso corporeo e svolgono un importante ruolo nel mantenimento della massa ossea, oltre ad essere anche correlati alla patogenesi dei tumori estrogeni-dipendenti; l’aumentata attività dell’aromatasi, nella menopausa, comporta talvolta un aumento degli estrogeni che può favorire la crescita di tumori sensibili a questi ormoni, come il carcinoma mammario o il carcinoma endometriale.
Nell’uomo, un’alta attività dell’aromatasi può rivelarsi problematica, specialmente nell’invecchiamento: alti livelli di aromatasi ed estrogeni possono infatti ridurre il testosterone e causare ginecomastia e accumulo di grasso addominale: gli ormoni prodotti in gran parte dalla conversione periferica degli androgeni ad opera dell’aromatasi, soprattutto nel tessuto adiposo, sono responsabili dei livelli più bassi di testosterone nell’uomo obeso rispetto al normopeso; elevate concentrazioni di estrogeni nel maschio si accompagnano tipicamente ad una riduzione della fertilità, a ginecomastia e disfunzione erettile.
controllo dell’attività dell’aromatasi
La relazione tra grasso corporeo, aromatasi e produzione di estrogeni è un dato comprovato: qualunque intervento mirato a ridurre il grasso corporeo in eccesso può essere considerato un primo passo per diminuire l’influenza negativa degli estrogeni: ridurre il consumo di alcol e l’assunzione di carboidrati (che aumentano la produzione di estrogeni), aumentando il movimento e l’esercizio fisico (promozione della sintesi di testosterone e di DHT, cioè di-idro-testosterone) sono modificazioni dello stile di vita e delle abitudini alimentari, che possono ridurre l’attività delle aromatasi.
L’assunzione di zinco, selenio e magnesio, incrementare l’apporto nutrizionale di alimenti contenenti inibitori naturali dell’aromatasi, come le crucifere, il sedano, le carote possono aiutare l’organismo a controbilanciare i livelli di aromatasi; anche l’assunzione di integratori alimentari può, da un lato agire sul metabolismo estrogenico per mezzo di sostanze quali l’indol-3-carbono o il DIM (contenuti nelle crucifere o nel nutraceutico Total Protect) o sostenere la produzione di DHT attraverso l’assunzione di creatina, DHEA, Tribulus Terrestris (contenuto nel Total Male), diosgenina principio attivo della Dioscorea Villosa (presente nel Total Pro-Jes, Total Female, Total Calcium), Eurycoma Longifolia (Ginseng Malesiano).
Gli inibitori farmacologici dell’aromatasi vengono talvolta utilizzati in associazione agli steroidi anabolizzanti, con l’obiettivo di evitare che l’apporto esogeno di androgeni finisca per aumentare la sintesi di estrogeni: così facendo è possibile prevenire gli effetti collaterali associati all’iperproduzione di estrogeni come la ritenzione idrica, l’accumulo di adipe, la ginecomastia e i fenomeni legati al feed-back negativo sulla secrezione di LH da parte dell’ipofisi anteriore.