acidi grassi cetilati

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ultimo aggiornamento: 12 Marzo 2020 alle 17:53

Famiglia di acidi grassi utilizzati sia dall’industria cosmetica, sia come integratori nutrizionali nel trattamento dei processi infiammatori articolari, spesso ottenuti attraverso l’esterificazione di oli o grassi, anche se normalmente presenti in natura: in questa famiglia di esteri cetilici, il più noto è il cetilmiristoleato, conosciuto anche con il nome di cerasomal-cis-9-cetilmiristoleato o CMO, essendo impiegato nella cura dell’artrite reumatoide; anche altri grassi appartenenti a questo gruppo di sostanze lipofile, come il cetilmiristato, il cetilpalmitoleato, il cetillaureato, il cetilpalmitato ed il cetiloleato, sembrano rivelarsi efficaci come rimedio per i sintomi dell’osteoartrite e della spondilite anchilosante. Sebbene non vi siano sufficienti evidenze cliniche che ne confermino l’efficacia, sono impiegati per la cura di malattie autoimmuni come la sindrome di Sjogren, il Lupus Eritematosus Sistemico e la Sclerosi Multipla: alcuni autori ritengono che possano essere impiegati anche nella fibromialgia. L’utilizzo degli acidi grassi cetilati può avvenire sia per via orale, come spesso avviene per cetilmiristoleato, sia grazie all’applicazione topica, come nel caso delle miscele degli esteri cetilici, applicate locale a livello delle articolazioni affette da osteoartrite, per migliorare la funzionalità articolare e la capacità di movimento, e ridurre la sintomatologia dolorosa.

Alcuni ricercatori ipotizzano che gli esteri cetilici siano in grado di conferire alle membrane cellulari una maggiore integrità e di stabilizzare la struttura lipidica, migliorandone il funzionamento e favorendone la rigenerazione e la riparazione in caso di noxae o di processi flogistici: pur agendo a livello sistemico, sembra che gli acidi grassi cetilati abbiano una efficacia selettiva per l’apparato artro-muscolare. L’utilità nella riduzione dell’infiammazione e del dolore, a livello articolare, è stata clinicamente dimostrata, in particolare nel caso del cetilmiristoleato: si suppone che il meccanismo di azione dipenda dall’inibizione della genesi dei mediatori chimici dell’infiammazione, similmente a quanto accade per gli acidi grassi poli-insaturi (in particolare della famiglia dei PUFA Ω3).

L’utilizzo sembra possa diminuire la flogosi, incrementare la produzione di liquido sinoviale con conseguente miglioramento lubrificazione articolare e ripristino dell’integrità delle articolazioni, riducendo il deterioramento della cartilagine, migliorando la flessibilità e riducendo il gonfiore articolare e la rigidità (stiffness); i migliori risultati vengono ottenuti se l’assunzione del CMO è associata a miscele contenenti PUFA Ω3 (specialmente EPA e DHA di origine marina) assieme a lecitine di soia e se è preceduta da detossificazione dell’organismo. L’applicazione topica sembra agire anche sulle contratture muscolari e sull’ispessimento delle guaine tendinee e dei tessuti connettivali periarticolari.

L’utilizzo degli acidi grassi cetilati è indicato per:

  • artrite reumatoide: si deve agli studi del Dr. Len Sands, direttore del San Diego International Immunological Center, l’idea di usare il cetilmiristoleato per il trattamento di questa patologia ;
  • osteoartite: migliora la flessibilità, la mobilità e riduce la dolorabilità, soprattutto nel ginocchio, ma non è particolarmente efficace sulla rigidità mattutina;
  • osteoartrosi;
  • spondilite anchilosante.

Secondo alcuni autori, l’azione sulle membrane cellulari e sui mediatori dell’infiammazione rende l’avvalersi di questi acidi grassi potenzialmente efficace nei processi flogistici e nelle malattie autoimmuni come:

Gli acidi grassi cetilati sono utilizzati anche nel trattamento  di disturbi quali:

  • Psoriasi;
  • Enfisema Polmonare;
  • Iperplasia Prostatica Benigna.
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