ultimo aggiornamento: 3 Giugno 2023 alle 19:14
definizione
Accumulo eccessivo del contenuto di anidride carbonica nel sangue; la causa più frequente è da ricercare in anomalie a carico del funzionamento polmonare o cardiaco; etimologicamente ipercapnia è derivato dalla crasi dei lemmi greci ὑπέρ– (hypér– → sopra, oltre) e capnia origina da καπνός (kapnós → fumo). L’opposto dell’ipercapnia è l’ipocapnia.
L’aumento della pressione parziale dell’anidride carbonica nel sangue è generalmente indice di insufficienza respiratoria per inadeguata ventilazione alveolare e spesso (anche se non sempre), va di pari passo all’ipossia, ovvero alla carenza di ossigeno nell’intero organismo o in un suo distretto, e all’ipossiemia (carenza di ossigeno disponibile nel sangue); l’ipercapnia acuta viene chiamata insufficienza respiratoria acuta ipercapnica (spesso ipossiemica) e, rientrando fra le sindromi da distress respiratorio acuto, deve essere considerata un’emergenza medica, manifestandosi come effetto collaterale di gravi patologie respiratorie a rapida insorgenza. Le forme croniche, in genere, vengono compensate metabolicamente, con sintomatologia spesso poco apparente.
L’ipercapnia comporta l’insorgenza di acidosi respiratoria: anche se generalmente viene compensata dal rene con un l’aumento dei bicarbonati, deve essere gestita per evitare l’alterazione cronica dell’equilibrio acido/base.
cause
Anche se l’ipercapnia, generalmente, è causata da ipoventilazione o respirazione di aria troppo carica di anidride carbonica, altre possibili cause sono:
⇒ malattie polmonari – bronchite cronica o broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), polmoniti, gravi lesioni polmonari (tubercolosi);
⇒ disturbi respiratori – esacerbazioni acute di asma, enfisema polmonare;
⇒ squilibri respiratori acuti – annegamento, edema ed embolia polmonare;
⇒ insufficienza cardiocircolatoria (incapacità del cuore di fornire sangue ai vari distretti dell’organismo in quantitativi sufficienti);
⇒ disturbi cardiaci – angina, infarto miocardico e cuore polmonare;
⇒ apnee notturne;
⇒ ictus;
⇒ trauma cranico e fratture costali.
sintomi
Quando la concentrazione di anidride carbonica aumenta oltre la soglia di normalità, il subentra l’iperventilazione, caratterizzata da respiri profondi e frequenti (tachipnea), associati a dispnea ed alla cosiddetta fame d’aria; segue l’aumento della frequenza cardiaca (tachicardia) con extrasistoli, arrossamento della pelle e sudorazione, spasmi muscolari, aumento della pressione sanguigna e movimenti addominali paradossi.
Non di rado si manifestano mal di testa e letargia; le manifestazioni a carico del sistema nervoso centrale vanno dallo stato confusionale fino alla perdita di coscienza o al coma. In qualche caso, si può verificare anche il decesso del paziente.
Sotto il profilo clinico, l’ipercapnia cronica viene tollerata meglio rispetto a quella acuta, oltre a presentare sintomi minori; l’ipercapnia acuta determina alterazioni a livello del sistema nervoso centrale che possono manifestarsi come disturbi della personalità, cefalea, confusione marcata o disorientamento, frequentemente accompagnati da panico e iperventilazione, che possono portare all’insorgenza di convulsioni, perdita di coscienza e, finanche, il coma.
acidosi respiratoria
L’anidride carbonica è un prodotto di scarto dei processi metabolici cellulari; nei liquidi corporei si scioglie e forma l’acido carbonico, che durante l’espirazione, viene eliminato dai polmoni sotto forma di anidride carbonica: se questo meccanismo diviene difettoso, l’acido carbonico determina l’acidosi respiratoria accumulandosi nel sangue. All’interno delle cellule, in presenza di acqua, la CO2 va incontro a una reazione chimica catalizzata dall’enzima anidrasi carbonica con produzione di ioni idrogeno e conseguente riduzione del pH prima all’interno delle cellule e poi, se la causa dell’acidosi persiste, anche nei liquidi extracellulari, divenendo misurabile nel plasma.