chilomicroni 

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ultimo aggiornamento: 29 Aprile 2019 alle 18:49

Dal greco χυλός (chilo → succo, linfa. liquido lattiginoso) e μικρόν (mikron → piccolo): insieme di lipidi plasmatici tendenti ad agglomerarsi in granuli minutissimi, i chilomicroni sono lipoproteine, costituite da un cuore lipidico formato da trigliceridi (ed i suoi derivati come monogliceridi e digliceridi o FFA), fosfolipidi, colesterolo libero od esterificato e vitamine liposolubili), circondato da molecole proteiche; questa sorta di mantello, grazie all’idrosolubilità conferita dalle proteine, aumenta il grado di solubilità del chilomicrone nel mezzo acquoso. Sono presenti pressoché solo dopo i pasti e la loro presenza è indice di assorbimento intestinale di lipidi e la loro funzione è quella di trasportare principalmente i trigliceridi (e i suoi derivati) e ed il colesterolo di origine alimentare.

Nel lume dello stomaco i lipidi sono presenti sotto forma di agglomerati (microgocce) che galleggiano nel chimo: la lipasi gastrica, enzima deputata alla digestione dei grassi, essendo idrosolubile, riesce ad aggredire solamente i lipidi sulla superficie delle gocce, senza riuscire a penetrare all’interno; nel duodeno, tratto iniziale dell’intestino tenue, le lipasi pancreatiche vengono facilitate nella loro attività digestiva, grazie all’azione emulsionante dei sali biliari, che permettono una corretta formazione delle micelle. Il continuo rimescolamento del contenuto intestinale, favorito dalle contrazioni peristaltiche, contribuisce alla scissione delle gocciolone lipidiche in molecole molto più piccole: il processo, che prende il nome di emulsione, ed è irreversibile, grazie alla carica elettrica negativa della componente idrosolubile degli acidi biliari che respinge le varie molecole lipidiche. Il risultato del processo digestivo è la formazione di monogliceridi ed acidi grassi liberi (FFA) e fosfolipidi: mano a mano che si liberano queste sostanze, escono dalle gocce lipidiche e si raccolgono, insieme a colesterolo, ai sali biliari ed ai fosfolipidi, in piccolissime strutture solubili, chiamate micelle che, attraversando più facilmente lo strato acquoso che bagna i villi intestinali, li veicolano fino agli enterociti, deputati al loro assorbimento.

Nella composizione delle micelle non entrano a far parte gli SCFA (acidi grassi a corta catena) e gli MCFA (acidi grassi a catena media ) che, in virtù della maggiore idrosolubilità, rimangono nel mezzo acquoso, per essere utilizzati a livello locale o inviati al circolo portale. La mancanza dei degli acidi biliari  ridurrebbe fortemente la capacità di digestione ed assorbimento dei lipidi, comportando che buona parte dei grassi assunti con li alimenti passerebbero nelle feci in forma indigerita, dando luogo a steatorrea.

In prossimità dei microvilli che tappezzano la superficie esterna dell’orletto a spazzola sulla superficie intestinale, le micelle rilasciano i nutrienti contenuti che, attraverso specifici recettori e grazie alla lipolfilia, penetrano negli enterociti; nel loro citoplasma i monogliceridi vengono uniti agli acidi grassi a lunga catena per riformare trigliceridi, con un processo inverso rispetto a quanto avvenuto nello stomaco e nel digiuno e, dopo una serie di trasformazioni, vengono aggregati in lipoproteine di grandi dimensioni, i chilomicroni, che, con un meccanismo di esocitosi, sono riversati nel liquido interstiziale e, da qui, attraverso i vasi linfatici, prima, ed il dotto toracico sono immessi nel circolo sanguigno, livello delle vena succlavia sinistra. Data le dimensioni dei chilomicroni, queste lipoproteine non sono in grado di attraversare i capillari sanguigni interni al villo, creando un percorso obbligato per poter entrare nel circolo ematico.

Una volta presenti nel sangue, i chilomicroni trasportati dal sangue si legano a dei siti presenti sulla parete dei capillari presenti nei tessuti, come il tessuto adiposo ed il tessuto muscolare, dove viene ceduto parte del colesterolo e dei trigliceridi, riducendo il carico lipidico; i chilomicroni impoveriti di trigliceridi (rimanenze) arrivano al fegato, penetrando al suo interno, dove gli epatociti digeriscono l’involucro esterno di natura proteica, liberando il loro contenuto lipidico (trigliceridi residui, colesterolo, fosfolipidi e vitamine liposolubili).

I chilomicroni, svolgono un ruolo importante nel metabolismo lipidico, perché possono veicolare i grassi e rimuovere l’eccesso di colesterolo, che verrà eliminato attraverso la bile.

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