effetto placebo

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ultimo aggiornamento: 24 Ottobre 2023 alle 10:15

definizione

Cambiamento organico o mentale collegato al significato simbolico attribuito a un evento o a un oggetto in ambito sanitario: è importante sottolineare che l’effetto placebo è dovuto al contesto psicosociale nel quale si trova il paziente sottoposto a terapia ed è costituito da qualsiasi oggetto o persona in relazione con il trattamento, capace di comunicare al paziente che si sta effettuando una terapia e che quindi si prevede una riduzione dei sintomi nel prossimo futuro.

antropologia del placebo

Alcune persone sostengono che la fede uccide e la fede guarisce: si pensi ad esempio, ai cosiddetti miracoli, che possono essere definiti «guarigioni per fede» o alle morti “volontarie”, manifestazioni di specifiche culture; si pensi alla «voodoo death» (morte voodoo) che si verifica a seguito dell’induzione di uno stato pervasivo di terrore (descritta da Walter B. Cannon nel 1942) che testimonia a sufficienza gli effetti, tragicamente reali, del fenomeno, creando forme di decesso psicogeno o psicosomatico.

Gli assunti e le convinzioni di una persona, di un gruppo/tribù o di una collettività possono materializzarsi in forme patologiche psicogene: il pensiero mortifero non è più astrazione o superstizione, ma diviene, nell’intimo, morbo, come se fosse la radicale congruenza di un sistema di credenza cui aderiamo.

Alcuni antropologi, come Robert Hahn e Arthur Kleinman, hanno esteso la distinzione placebo/nocebo al fine di consentire una diversificazione tra rituali, come la guarigione per fede, che vengono eseguiti al fine di guarire, curare o portare beneficio (rituali placebo) e altri, che vengono eseguiti per uccidere, ferire o arrecare danno (rituali nocebo); nel 1983 pubblicarono sul prestigioso Medical Anthropology Quarterly, un breve articolo sugli effetti delle credenze e della loro efficacia simbolica ecc.), ove affermavano che:

«Le credenze uccidono; le credenze guariscono.
Ciò che una persona crede all’interno di una società
gioca un ruolo significativo tanto nel produrre malattia quanto come rimedio»

«La portata di queste credenze come causa di malattie e come cura
è la stessa dei microorganismi e dei farmaci:
date determinate condizioni dell’organismo ospite e dell’ambiente,
patologia o guarigione dipendono in modo consistente dalla credenza
»

«È improbabile che la credenza nelle virtù terapeutiche dell’arsenico in dosi massicce trasformi questa sostanza chimica in un agente di guarigione;
nondimeno suggeriamo – anche se non proveremo a dimostrarlo –
che una simile credenza ne ridurrebbe l’effetto tossico.
Allo stesso modo, l’assenza di fede negli antibiotici può diminuirne la potenza,
e la fiducia o lo scetticismo circa pratiche o materie “farmacologicamente inerti”
può indirizzarne l’effetto nella direzione attesa
»

(Arthur Kleinman, in seguito, diventerà una delle massime autorità della psichiatria transculturale e Robert Hahn, coordinatore di un centro di controllo e prevenzione delle malattie, approfondirà le sue ricerche sull’effetto nocebo.)

Antropologicamente il problema del disconoscimento dell’effetto placebo/nocebo, da parte di una quota significativa della “scienza”, deve essere fatto risalire alla dominanza del modello cartesiano nella società attuale, che prevede una netta separazione fra energia (psiche) e materia relegandole ad un dualismo che svaluta tutto quello che non può essere definito “razionale”, confinandolo, cioè, nella sfera della “magia”, nel senso deteriore del termine: l’effetto placebo/nocebo risulta pertanto un “pensiero magico” cioè un plagio o una superstizione … «se penso che guarirò, guarirò» (effetto placebo), viene equiparato a «se mi attraverserà la strada un gatto nero, avrò un incidente».

A questo si aggiunge che siamo soggetti ad un innato estremismo ideologico che pone due posizioni come necessariamente antitetiche e reciprocamente elidenti: la “scienza”, spesso, non può accettare, per partito preso, il fatto che sostenere l’efficacia di ciò che è immateriale non significa negare l’efficacia di ciò che è materiale, così come il riconoscimento della sincronicità non esclude la presenza di nessi causali.

Robert Hahn e Arthur Kleinman scrivono:

«Gli eventi umani non sono solo o mentali o fisici, per cui non ci si può chiedere
come gli eventi mentali causino eventi fisici e viceversa.
Semmai, tutti gli eventi umani hanno aspetti fisici e aspetti mentali
(e altri aspetti ancora: chimici, fisiologici, consci, inconsci ecc.).
La mente è incorporata, il corpo è consapevole.
Reciprocamente, quando parliamo di “stati mentali”
(credenze o aspettative, speranzose o spaventate),
ci sono dei correlati fisiologici di questi

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