ultimo aggiornamento: 7 Luglio 2018 alle 16:00
Dal greco διάστασις (diástasis → separazione), derivato da διίστημι (diistanai → separare), composto da διά (dia- → attraverso) e ίστημι (histanai → localizzare, resistere), con il suffisso –σις (-sys → che indica azione): allontanamento delle superfici o delle parti del corpo che normalmente sono a contatto fra loro. Generalmente, il termine viene utilizzato per descrivere la separazione delle epifisi, spesso come conseguenza di un processo traumatico che causa la dislocazione dei capi articolari: esempi di soluzione dell’integrità articolare sono le sublussazioni senza frattura ossea che possono dare origine a diastasi clavio-sternale, diastasi acromio-clavicolare, dislocazione claveare bilaterale o diastasi della sinfisi pubica. Si parla di diastasi anche nel caso in cui si verifichi la disgiunzione dei monconi ossei in caso di frattura. L’espressione è usata anche per descrivere la divaricazione di gruppi muscolari uniti attraverso aponeurosi, come spesso avviene, a livello della linea alba, ai muscoli retti dell’addome creando quella che viene chiamata la diastasis recti, condizione favorente l’insorgenza di ernia addominale. La parola diastasi indica anche una fase centrale della diastole cardiaca, la fase di espansione e riempimento delle cavità cardiache, ossia il momento in cui il miocardio si rilascia per accogliere il sangue di ritorno dai vasi sanguigni.