definizione
Sostanza per preparazioni farmaceutiche o dotata di proprietà medicamentose, metaboliche o biologicamente attive: l’origine etimologica è controversa in quanto alcuni fanno risalire l’origine del termine all’olandese droog, termine utilizzato per indicare qualcosa secco o arido; la definizione mira a descrivere lo stato fisico delle piante essiccate, utilizzate in cucina come spezie o destinate a usi farmaceutici, che venivano portate dalle Indie in Europa dalle navi olandesi.
Un’altra scuola di pensiero fa discendere la parola droga da drogges, usata per indicare un pellegrino, “dottore in medicina”, pronto a spedire farmaci, drugge (preparazioni medicali) ed elettuari (preparati galenici) ai malati (“The Canterbury Tales” di Geoffrey Chaucer): il termine vien quindi esteso dal medico al medicamento, arrivando a definire quindi ogni sostanza vegetale, animale o minerale usata nelle preparazioni farmaceutiche, per estensione, come ingrediente culinario, spezia o, addirittura, come sostanza per la colorazione dei tessuti o la lavorazione di materiali; in questa accezione la ritroviamo diffusa in italiano sin dagli inizi del 1500, da cui deriva l’uso rimasto nella lingua moderna e contemporanea, in termini quali drogheria o droghiere.
La branca della farmacologia che si occupa dello studio delle droghe prende il nome di farmacognosia.
descrizione
In farmacologia il termine viene utilizzato per designare ogni prodotto naturale, vegetale o animale, contenente uno o più principi attivi (alcaloidi, glicosidi, saponine, oli essenziali, sostanze amare, purgative, aromatiche …) e che pertanto, opportunamente preparato e conservato, trova indicazioni terapeutiche o sperimentali.
Delle numerose piante medicinali sono di regola utilizzate solo le parti più ricche di sostanze attive: le radici, i tuberi, i rizomi, oppure le foglie, i fiori, il succo, la corteccia, per lo più usate sotto forma di preparazioni galeniche (infusi, decotti, estratti, tinture o altro); ugualmente possono essere utilizzati organi o parti di animali, secrezioni o l’intero corpo di piccoli animali (quali i cantaridi, per il loro contenuto in cantaridina).
Nel linguaggio corrente, oggi, la parola droga viene utilizzata per identificare le sostanze psicoattive, potenzialmente intossicanti, stimolanti, narcotiche o stupefacenti, che possono essere impiegate ad uso ricreativo o più in generale non terapeutico o capaci di modificare temporaneamente lo stato di coscienza o comunque lo stato psichico dell’individuo.
Fra le droghe, pertanto, possono rientrare gli stupefacenti, gli allucinogeni, i barbiturici e gli altri psicostimolanti, ma anche alcune sostanze atte ad aumentare le energie (ergogenici) e il rendimento fisico, soprattutto nelle competizioni sportive, la capacità di rispondere agli stress (adattogeni) o di migliorare le prestazioni psicofisiche (le cosiddette smart drugs): in questo senso il termine droga è molto generico poiché comprende sostanze con proprietà diversissime fra loro, mentre in senso restrittivo indica composti esclusi per legge dal prontuario farmaceutico quali l’eroina, la cocaina, l’LSD.