ultimo aggiornamento: 20 Gennaio 2024 alle 21:45
definizione
Il recettore dell’N-metil-D-aspartato (recettore NMDA o NMDAR) è sia un recettore dell’acido glutammico, sia un recettore ionotropico presente sulla membrana di cellule nervose: gioca un ruolo essenziale nella plasticità sinaptica e nella consolidazione della memoria a lungo termine. I recettori NMDA rappresentano uno dei tre tipi di recettori ionotropici glutammatergici (o del glutammato); sono così chiamati in base al ligando selettivo: l’N-metil-D-aspartato. Sono postsinaptici con una cinetica molto più lenta (nell’ordine di centinaia di millisecondi) dei recettori AMPA e KA; sono altamente permeabili al calcio. I recettori NMDA legano i ligandi endogeni L-glutammato, L-aspartato, L-omocistinato e chinolinato. Possiedono, inoltre, un sito coattivatore per la glicina
Per poter essere attivato e trasmettere il suo segnale dentro la cellula, il recettore NMDA richiede non uno ma due segnali di natura completamente diversa fra loro: infatti è necessario il contatto con il glutammato e, contestualmente a questo legame, la membrana nella quale il recettore NMDA è inserito deve essere già depolarizzata, cioè attivata da uno stimolo precedente; questo duplice sistema di controllo ha la funzione di non permettere la fissazione in memoria di tutti gli eventi, ma soltanto di quelli che il cervello decide di fissare in base alla loro importanza.
L’attivazione del recettore NMDA permette l’instaurarsi di quei fenomeni di plasticità sinaptica guidati dall’attività elettrica che si verificano nell’ippocampo e che vengono definiti potenziamento a lungo termine e depressione a lungo termine: l’ingresso del calcio attraverso il recettore NMDA mette in moto processi di fosforilazione di proteinchinasi e causa l’induzione di geni precoci: il risultato è una variazione del rilascio del neurotrasmettitore in seguito a potenziamento a lungo termine e una variazione della trascrizione a livello del DNA. Quest’ultima, a sua volta, modifica a lungo termine la produzione di determinate proteine, inducendo modificazioni funzionali e strutturali a carico della sinapsi: in conseguenza di ciò, l’efficacia di una connessione viene modificata.
In generale, gli effetti finali sono di tipo trofico (durante la formazione di contatti sinaptici), di tipo regolatorio della trasmissione sinaptica (nei processi di apprendimento e memorizzazione, potenziamento e depressione sinaptica di lunga durata) ed, infine, di tipo tossico che possono produrre necrosi neuronale.