ultimo aggiornamento: 5 Marzo 2021 alle 22:14
definizione
Nel 1928, il sociologo americano William Isaac Thomas, postulò, in quella che definì la «definizione della situazione» («Thomas dictum»), che
«Se gli uomini definiscono certe situazioni come reali,
esse sono reali nelle loro conseguenze»
riassumendo la propria teoria sociologica, espressa in particolare nei suoi libri «The Polish peasant in Europe and America» (1918-20) e «The child in America: behavior problems and programs» (1928): secondo questa idea, ogni individuo è portato a conformare il proprio comportamento in rapporto ad una data situazione di gruppo e cioè in riferimento ai valori socialmente approvati e agli atteggiamenti degli altri del gruppo: le credenze “tribali” e le pressioni sociali, indipendentemente dal fatto che siano manifeste o celate e sotterranee, sono in grado di rendere “reali” le situazioni che sono reputate tali (cioè che sono considerate vere dal branco o dal pensiero dominante nei gruppi di riferimento, a prescindere dal fatto che lo siano realmente) spingendo ad adottare chi subisce tali sollecitazioni un comportamento che si conformi, pena la condanna sociale o l’etichetta di devianza.
Infatti, mentre nel “mondo fisico” è possibile distinguere la differenza fra oggettività e soggettività, cioè fra un oggetto e come viene percepito, nel “mondo del sentire”, non esiste necessariamente questa distinzione: il “percepito”, se non addirittura il “sentito” (immaginato), spesso, diviene più veritiero della realtà, dando più importanza a ciò che viene rappresentato o mostrato; anche se comunemente il «teorema di Thomas» non è dimostrabile tramite una sequenza di passaggi logici nell’ambito di una teoria formale (e pertanto dovrebbe essere considerato più un postulato o un assioma, che un teorema) è uno strumento importante per capire ciò che avviene nei fenomeni sociali.
«definizione della situazione»
«non è importante che l’interpretazione sia corretta o meno,
se gli uomini definiscono certe situazioni come reali,
esse sono reali nelle loro conseguenze»
Secondo il «teorema di Thomas», il comportamento umano sarebbe colto adeguatamente solo fornendo una «definizione della situazione», intendendo con questo che per analizzare la condotta ed il modo di fare di un individuo occorra tener presente sia lo stato dell’organismo, sia i dati ambientali, sia le percezioni “soggettive” che lo riflettono: la sua idea era che i comportamenti sociali subiscano l’influenza di fattori non strettamente legati al sostrato biologico, come il desiderio del nuovo e la tendenza al controllo e dipendano dalla correlazione tra le tendenze soggettive (attitudes) e le condizioni sociali obbiettive (values).
Il «teorema di Thomas» è stato considerato una delle “leggi” più importanti delle scienze sociali: è una regola sia così generale ed astratta da poter essere applicata a diversi contesti sociali; la situazione sociale è il risultato di un processo graduale tramite cui i soggetti coinvolti in un’interazione “costruiscono” la propria comprensione dell’interazione stessa e del suo contesto. L’assioma di William Isaac Thomas sembra ripresentare la differenza che pone Immanuel Kant tra il noumeno (ciò che pensiamo esistente ma non conosciamo) e il fenomeno (tutto ciò che è oggetto di esperienza sensibile, e che quindi è caratterizzato dal fatto di “apparirci” nel tempo e nello spazio); William Isaac Thomas , in un certo senso è come se attribuisse all’oggetto in sé, “in quanto tale”, il ruolo di noumeno, mentre con il fenomeno designa l’oggetto “in quanto passibile di essere percepito”.
Occorre comunque ricordare che mentre nelle scienze fisiche classiche è quasi pacifica la differenza tra l’oggetto in sé e l’oggetto come percepito, nelle scienze sociali non è affatto detto che esista un mondo sociale oggettivo e un mondo sociale percepito: il successo, nelle scienze sociali, del «teorema di Thomas» deriva anche dal fatto che si attribuisce grande importanza a ciò che viene rappresentato, elemento che costituisce il dato più importante per capire molti fenomeni sociali.
Un buon esempio di situazioni che gli uomini “definiscono reali” viene riportato dallo stesso William Isaac Thomas:
«In un Paese è in corso una guerra civile tra due etnie che si contendono il potere politico. La stessa guerra si riflette su una piccola isola di questo Stato. Un giorno la guerra finisce, ma non è possibile comunicare in tempi brevi la notizia alla piccola isola, dove dunque gli abitanti delle due etnie, ignorando la pace avvenuta, continueranno a combattersi tra di loro. In questo esempio gli uomini hanno “definito una situazione come reale”, cioè si sono comportati come se la guerra non fosse ancora finita, ignorando la notizia, e di fatto hanno agito di conseguenza, cioè hanno continuato a combattere.»
evoluzione del «teorema di Thomas»
Dal lavoro di William Isaac Thomas dipendono dalla “premessa” espressa nel suo lavoro; in linea con il «teorema di Thomas», Robert King Merton ha elaborato il concetto di self-fulfilling prophecy, ovvero della profezia che si autoadempie o che si autoavvera: l’idea di fondo è che un evento preconizzato si avvererà per effetto della credenza tribale; la profezia riferita ad una situazione sociale, tramite l’agire sociale, si trasforma in fatto sociale, adempiendo alla profezia.