definizione
Letteralmente, attacco, battuta d’entrata ma anche indizio, stimolo capace di rievocare un ricordo: il verbo “to cue”, nell’ambito teatrale, rappresenta l’atto di suggerire la battuta o dare un’imbeccata, mentre nella forma “to cue in” indica l’entrare in scena, al momento giusto: rappresenta il “dare il segnale” o, come spesso si è soliti dire in italiano, “dare il la” perchè avvenga qualcosa.
Nell’ambito psicologico o somato-emozionale, può essere considerato l’equivalente del trigger, un evento o uno stimolo in grado di far scattare un ricordo o innescare un comportamento, nel momento esatto o nel contesto significativo, anche se i cue sono meno legati alla casualità in quanto possono essere ricercati deliberatamente: ad esempio, i cue sono i suggerimenti o gli indizi che ci permettono di rievocare più facilmente dati o ricordi, assumendo il ruolo di “cue di recupero”, utili per ritrovare l’elemento che cerchiamo fra le innumerevoli informazioni che abbiamo memorizzato nel corso della vita.
Qualora il flashback o la reminiscenza siano attivati casualmente, possiamo considerare i cue come i trigger in grado di evocare la sindrome della madeleine, come quando persone, immagini, odori, ci spingono a ricordare eventi ed emozioni del passato; altre volte, semplicemente, sono in grado di farci rammentare qualcosa che ci era sfuggito di mente o. allo stesso modo, è possibile creare deliberatamente o ricercare dei cue per poter ricordare eventi, appuntamenti, liste di nomi: in un certo senso i cue sono le chiavi di accesso ai ricordi o la chiave di accesso all’informazione ricercata.
Il “cue”, essendo il trigger capace di rievocare un ricordo gradevole e rassicurante, che fornisce la chiave di accesso alla reminiscenza, può essere un fattore scatenante in grado di far emergere il desiderio di rinnovare il piacere che scaturisce da una situazione o un comportamento additivo oppure una sostanza da cui si è dipendenti: la reiterazione del piacere derivante da un’esposizione ripetuta contribuisce a creare quello che viene definito uno stimolo condizionante, dotato dell’abilità di evocare una sorta di riflesso pavloviano; quando ci si espone al cue scatta il desiderio che, in presenza di stress e di alterati stati d’umore (tristezza, solitudine, disperazione, ansia, paura, solitudine, depressione …) agendo da “trigger mood”, stimola e rafforza il craving.
Gli psicologi della memoria Michael J. Watkins e James M Gardner chiamano cue gli indizi che consentono di rievocare una sequenza di ricordi che hanno una qualche relazione con lo stimolo, anche accidentale, come ad esempio la lunghezza di una lista di nomi, il contesto in cui è stata presentata, la reazione emotiva del soggetto.
Nella psicologia del comportamento John Dollard e Neal Miller, chiamano cue lo stimolo differenziato che provoca una risposta variabile in rapporto all’esperienza individuale; il neuropsicologo Donald Hebb distingue, fra gli stimoli sensoriali, la cue function, cioè la funzione direttiva che guida il comportamento, e l’arousal function, che è la funzione di vigilanza o attivazione senza la quale la prima non può esistere.