acido butirrico

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definizione

Denominato anche acido butanoico, così chiamato perchè si riteneva fosse presente in elevata concentrazione nel burro, è un acido carbossilico caratterizzo da una catena alifatica (catena carboniosa) composta da quattro atomi di carbonio (C4) e, pertanto, appartenenti agli acidi grassi a corta catena (S.C.F.A.); dal greco βούτυρος, (boṹtyron → burro), composto da βούς (bûs → mucca) e τυρός (tyrós → formaggio).

assunzione alimentare e assorbimento intestinale

Si trova principalmente esterificato col glicerolo in molti grassi naturali, animali e vegetali mentre in forma libera si rinviene a seguito dei processi di rancidificazione (idrolisi) soprattutto nel burro rancido o nel burro chiarificato (burro ghee), nei formaggi stagionati (Parmigiano Reggiano, caprino stagionato, pecorino … ) oppure si forma per l’effetto della fermentazione anaerobica, da parte del microbiota intestinale, a partire dai carboidrati complessi o dalle fibre alimentari come l’amido non digerito (amido resistente), la pectina ed i frutto-oligosaccaridi (F.O.S.).

L’acido butirrico è volatile ed emana un odore caratteristico, poco gradevole, e possiede un sapore acre, con un retrogusto dolciastro: in basse concentrazioni costituisce, insieme ai suoi esteri, aroma caratteristico di alcuni formaggi fermentati; Il gliceride dell’acido butirrico costituisce dal 3% al 4% della massa del burro, e quando questo irrancidisce, l’acido si libera dal gliceride per idrolisi, generando il cattivo odore. È uno dei componenti del sudore: si forma a seguito del degrado batterico dei trigliceridi presenti a livello cutaneo, nel sebo e nel secreto apocrino, ed è parzialmente responsabile del caratteristico odore di sudore o e della bromidrosi.

A livello intestinale l’acido butirrico, assieme alla glutammina, rappresenta una fonte energetica importantissima per le cellule della mucosa intestinale, promuovendone la replicazione e previene i fenomeni ulcerativi, favorendo la riparazione della mucosa intestinale; per questo gli vengono ascritte, spesso, proprietà protettive nei confronti del cancro del colon.

La mucosa intestinale, rinnovando di continuamente lo strato superficiale di enterociti, ha esigenze nutrizionali imponenti; poiché la sua funzionalità risulta essenziale per l’assorbimento selettivo ed adeguato dei nutrienti utili all’organismo e per la protezione dell’organismo si ritiene che la produzione di un sufficiente quantitativo di acido butirrico sia un fattore necessario per la salute metabolica della mucosa del colon e più in generale dell’intero organismo. L’apporto di amido resistente, che si forma nel pane raffermo o nella pasta lasciata raffreddare, di semi di psyllium, (Plantago Afra), di pectina, o fibre vegetali, in particolare di avena, sono utili per aumentare la sintesi di acido butirrico da parte del microbiota.

L’acido butirrico stimola il riassorbimento di acqua e sodio, a livello colico, potendo rivelarsi utile in caso di diarrea, e contribuisce alla regolazione del pH intestinale, favorendo il riequilibrio del microbioma delle flora microbica intestinale a favore dei saprofiti simbionti; la sua presenza è anche in grado di liberare la candida dall’involucro che la avvolge (spora), favorendone l’eliminazione intestinale da parte dei microbiotici prodotti dal microbiota.

L’acido butirrico sembra possedere anche proprietà regolatrici sull’attività del G.A.L.T.: il butirrato, prodotto di scarto della digestione delle fibre alimentari ad opera dei batteri intestinali, fungerebbe da interruttore epigenetico, in grado di stimolare il sistema immunitario attraverso l’ induzione della produzione di cellule T regolatorie, a livello intestinale, normalizzando sia la risposta infiammatoria, sia i fenomeni autoimmuni, presenti in caso di M.I.C.I., le malattie infiammatorie croniche intestinali.

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