ultimo aggiornamento: 24 Maggio 2020 alle 21:21
Parliamo di “manualità sensibile”, cioè di quando le mani diventano, allo stesso tempo, strumento in grado di interrogare, ascoltare e rispondere a ciò che il corpo vuole comunicarci e mezzo per entrare in contatto …
Il medico di una volta, con le mani, palpava, auscultava, toccava, riconosceva …
… percepiva, distingueva, intuiva, capiva, utilizzando la propria sensibilità, per scoprire e conoscere il corpo che si poneva innanzi a lui…
… attraverso l’interazione col malato, entrava in contatto con il “paziente”, creando una forma di intimità, una “relazione terapeutica” che arricchiva entrambi…
Allo stesso modo la “sensitività” e “sensibilità” del terapista cranio-sacrale diventano lo strumento, il mezzo per palesare ciò che il corpo vuole comunicare; la capacità percettiva dell’operatore permette di svelare e scoprire gli schemi e le distonie che stanno alla base del malessere, offrendo l’opportunità al disagio, alla malinconia, alla malattia di parlare a chi è disposto ad ascoltare …
In che modo le mani possono dialogare col corpo, rivelando ciò che le esperienze e le sofferenze somato-emotive hanno stratificato, giorno dopo giorno, sulla nostra “anima” sofferente, ricoprendola di strati che dovrebbero proteggerci dalla sofferenza ed invece ci ingabbiano in una spirale di angoscia, di stanchezza, fastidio, malessere?
Che cosa accade, dunque, durante una sessione di Cranio-Sacral Repatterning®? Cosa può la “manualità sensibile“?