cicloplegia

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Dal greco κύκλος (kýklos → giro) e -πληγία (-plēgía), derivato di πληγή (plēgḗ → percossa): paralisi del muscolo ciliare dell’occhio, che porta alla perdita del potere di accomodazione con conseguente impossibilità di regolare la curvatura del cristallino e la consequenziale impossibilità della messa a fuoco; la cicloplegia si accompagna a midriasi.

L’occhio si presenta immobile in posizione mediana, con pupille dilatate che non reagiscono agli stimoli; il grado di apertura della pupilla dipende dall’iride che funge a tutti gli effetti da diaframma: la midriasi crea l’impossibilità di diminuire l’afflusso di luce alla retina tramite la chiusura della pupilla, con conseguente rilevante fotofobia. Il muscolo ciliare, la cui contrazione viene bloccata, riveste un ruolo molto importante nella messa a fuoco e nella capacità di vedere oggetti a diverse distanze.

Cause di ciclopegia possono essere la lesione nucleare del nervo oculomotore comune o del suo ramo che innerva il muscolo ciliare, l’azione di sostanze parasimpaticolitiche o di farmaci cicloplegici; questi ultimi sono dotati di azione anticolinergica, attraverso il blocco dei recettori muscarinici (antagonisti dei recettori muscarinici).

Farmaci cicloplegici sono:
⇒ atropina (Atropina Lux®);
⇒ omatropina (Omatropina Lux®);
⇒ tropicamide (Visumidriatic®);
⇒ ciclopentolato (Ciclolux®);
⇒ scopolamina.

I farmaci cicloplegici vengono utilizzati per bloccare la contrazione del muscolo ciliare dell’occhio per l’esecuzione di esami diagnostici nell’ambito di visite oculistiche: la cicloplegia indotta risulta particolarmente utile per l’esecuzione dell’esame della rifrazione (esame effettuato per individuare la presenza di eventuali errori di rifrazione), mentre l’azione midriatica si rivela utile per misurare l’errore rifrattivo, per l’esame dei mezzi trasparenti e del fondo dell’occhio (fundus oculi).

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