ultimo aggiornamento: 3 Giugno 2018 alle 13:46
Dal greco ἄνϑρωπος (ánthropos →uomo) e μέτρον (métron →misura). Classificazione statistica di caratteri, soprattutto morfologici, dell’uomo e dei gruppi umani, sia da un punto di vista quantitativo (valori misurabili), sia da quello qualitativo (entità classificabili). La forma che il corpo umano assume durante le diverse fasi del ciclo vitale è la risultante dell’equilibrio tra le dimensioni assolute del corpo stesso e i rapporti dimensionali tra le sue varie parti. Affinché la definizione delle diverse forme (morfologia) sia espressa in termini obiettivi, occorre quantificare il dato di osservazione e cioè esprimere in unità di misura le dimensioni di lunghezza, larghezza e altezza (morfometria). Pertanto è possibile definire l’antropometria, letteralmente, come la misurazione del corpo umano nel suo insieme (statura, peso) e nei suoi segmenti (testa, tronco, arti), di cui vengono rilevate le dimensioni misurate tra punti anatomici o architetturali di riferimento (cefalometrici e somatometrici) e calcolati i rapporti dimensionali reciproci espressi in percentuale (indici antropometrici). Studia, anche, le variazioni dimensionali dell’individuo in rapporto alla sua origine etnica, al sesso, all’età, allo stato fisico, alla condizione socio-economica, al livello di nutrizione e alla sua attività. Per poter effettuare misurazioni univoche, si utilizzano punti di riferimento facilmente individuabili sul corpo umano o sul suo scheletro: sono detti punti antropometrici e vengono distinti in craniometrici (quelli relativi al cranio), cefalometrici (inerenti la testa, cioè nel vivente) o somatometrici, cioè relativi al tronco ed agli arti (di uno scheletro e di un vivente).