Anglicismo che significa letteralmente “invecchiamento”; viene spesso declinato come cronoaging, per descrivere il fisiologico processo di diminuzione dell’energia corporea, logoramento e deterioramento delle capacità vitale, legato all’avanzare dell’età, oppure come photoaging, utilizzato per sottolineare i danni causati dall’eccessiva esposizione attinica. Il lemma ha assunto una certa rilevanza essendo spesso utilizzato nella locuzione “successful aging“, letteralmente “invecchiare bene”, impiegata per descrivere il “divenire vecchi” senza malattie, con capacità fisiche, mentali, lavorative e perfino riproduttive ben preservate: secondo questa visione, la “vecchiaia” non dipende esclusivamente dall’età, ma dalla presenza di noxae esogene ed endogene (dalle radiazioni ionizzanti e ultraviolette ai radicali liberi dell’ossigeno, dalle sostanze cancerogene e mutagene presenti nell’ambiente o negli alimenti …) o da possibili errori metabolici dell’organismo stesso, che amplificano l’effetto degli stressor sull’organismo, innescando processi degenerativi e di logoramento organico. Per ulteriori approfondimenti si veda “senescenza“
aging
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