ultimo aggiornamento: 12 Agosto 2023 alle 17:51
definizione
Chiamati anche acidi grassi ω-3, sono una famiglia di acidi grassi polinsaturi (P.U.F.A.), a cui appartengono acido α-linolenico (ALA), l’acido eicosapentaenoico (EPA) e l’acido docosaesaenoico (DHA); mentre l’ALA può essere estratto dalle noci o è presente negli oli vegetali come l’olio di lino, l’olio di semi di canapa, l’oliodi ribes nero, l’olio di sacha inchi e l’olio di soia, EPA e DHA sono quasi esclusivamente di origine animale: sono caratterizzati dalla presenza, sulla catena carboniosa, del primo doppio legame C=C sul terzo atomo di carbonio a partire dal fondo dell’acido grasso, ovvero dal gruppo metilico (-CH3) terminale, definito carbonio ω (omega), ultima lettera dell’alfabeto greco.
L’acido acido α-linolenico (C18:3 ω-3), definito acido grasso essenziale in quanto non può essere sintetizzato dall’organismo, è, fra gli acidi grassi ω-3, quello caratterizzato dalla catena alifatica più breve: tutti gli altri acidi grassi possono essere sintetizzati partendo proprio da questo acido grasso, dando origine, attraverso differenti processi enzimatici, a metaboliti attivi come gli endocannabinoidi, le lipossine o gli eicosanoidi.
Gli acidi grassi ω-6 e gli acidi grassi ω-3 seguono vie metaboliche differenti e distinte e non non possono essere trasformati l’uno nell’altro: l’uomo manca dell’enzima omega-3 desaturasi e, di conseguenza, non è in grado di convertire gli ω-6 in ω-3.
rapporto ω-3:ω-6
Gli acidi grassi ω-6 sono presenti nell’organismo in concentrazioni maggiori rispetto gli acidi grassi ω-3: gli acidi grassi ω-6 stimolano la risposta infiammatoria dell’organismo, mentre gli acidi grassi ω-3 hanno una funzione antinfiammatoria, anche se le ricerche attuali tendono a sottolineare che non esiste un confine così netto nei ruoli e nelle azioni di questi acidi grassi; in ogni caso, occorre ricordare che una risposta infiammatoria è necessaria in presenza di agenti patogeni, tuttavia un’eccessiva infiammazione è deleteria potendo causare danni ai tessuti e agli organi ed influire negativamente sulla salute.
Ciò che è possibile affermare, senza tema di essere smettiti, è che è necessario bilanciare l’introduzione alimentare di questi acidi grassi essenziali, con un corretto rapporto tra ω-3 e o ω-6, per poter ottenere una risposta immunitaria ottimale. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) il rapporto ottimale ω-3:ω-6 è di 1:5 mentre un eccesso di :ω-6 comporta un indebolimento del sistema immunitario, un peggioramento dei dolori alle articolazioni, soprattutto nei casi di artrite, dello stato depressivo e oscillazioni del peso corporeo con tendenza al sovrappeso.; gli studi sul potenziale pro-infiammatorio degli omega 6 sono molto contraddittori.
La tendenza attuale, tuttavia, dimostra che se nella dieta viene superato di poco il rapporto ω-3:ω-6 consigliato, questo non genera particolari squilibri; il problema si pone quando tale rapporto è fortemente sbilanciato: in questo caso è necessario intervenire modificando le abitudini alimentari.