tricofagia

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definizione

Detta anche tricotillofagia, è l’impulso non volontario di mangiarsi i capelli, frequentemente nei soggetti affetti da tricotillomania; talvolta, se sono abbastanza lunghi, possono essere introdotti in bocca quando sono ancora attaccati alla testa, per poi essere staccati e ingoiati; tricofagia dal greco τριχοφαγία (trichofagía → mangiare i capelli), composta da  ϑρίξ (thrìx → pelo, capello) e φαγεῖν (fageín → mangiare), mentre tricotillofagia deriva unione di  ϑρίξ (thrìx → pelo, capello), τίλλω (tìllō → strappare) e φαγεῖν (fageín → mangiare).

Questa sindrome è più comunemente conosciuta come sindrome di Raperonzolo, o sindrome di Rapunzel, per il riferimento alla lunga e folta chioma della principessa Raperonzolo; questa sindrome viene descritta in letteratura già nel 1889, ma solamente nel 1987 viene riconosciuta dalla psicologia come disturbo; la tricofagia può comportare l’ingestione di parti dei propri capelli (come le radici o le punte) o intere ciocche e, meno comunemente, di capelli di altre persone, di peli di animali o di setole di spazzole. Le ragazze e le bambine sono, statisticamente le più colpite: circa il 70% dei soggetti affetti dalla sindrome di Raperonzolo sono donne di età inferiore a 20 anni.

Nella maggior parte dei casi la tricofagia è associata alla tricotillomania o al picacismo: mentre la prima rappresenta il bisogno compulsivo di strapparsi i capelli per gestire distress e tensione, per poi (eventualmente) ingoiarli, il pica (il nome fa riferimento ad una gazza dalle strane abitudini alimentari, appunto il pica pica) è invece un disturbo per cui il soggetto ha necessità di ingerire sostanze anomale o non commestibili fra cui i capelli; spesso il picacismo è dovuto ad una carenza di una sostanza, vitaminica o proteica, che l’organismo cerca di compensare creando il bisogno mentale di assorbire determinate sostanze, anche se non di rado, soprattutto quando è un comportamento reiterato e inconsapevole, è un segnale di un disagio psichico del soggetto.

I capelli sono fatti di cheratina, una sostanza che il nostro apparato digerente non è in grado di assimilare né smaltire, per cui ingerire capelli, soprattutto se ripetutamente e per lunghi periodi di tempo, comporta dei seri rischi: possono accumularsi nel tratto gastrointestinale formando una matassa aggrovigliata, detta tricobezoario, che rimane intrappolata nello stomaco e può espandersi fino all’intestino tenue; la presenza di un bezoario formato da capelli può impedire il normale assorbimento del cibo, oltre a causare sintomi quali dolore addominale, nausea e vomito, gonfiore di stomaco, appetito ridotto, perdita di peso, costipazione.

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