Detta anche caduca, nasce dal latino deciduus, derivato dal verbo composto de– (movimento dall’alto in basso) e cadĕre (cadere): cadere giù; indica la caducità , cioè l’essere destinato a cadere, una volta compiuta la propria funzione. Il termine si riferisce al rivestimento dell’interno dell’utero, che può essere definito endotelio funzionale: dopo l’ovulazione, il rivestimento endoteliale dell’utero prolifera e diviene iperemico, sotto lo stimolo combinato di estrogeni e progesterone, assumendo una consistenza spugnosa (decidua spongiosa), ricca di ghiandole e piccoli vasi. Questo tessuto, fortemente vascolarizzato e spugnoso, predispone l’utero ad accogliere l’ovulo fecondato, creando le condizioni ideali per l’impianto e l’attecchimento: una volta avvenuto l’annidamento dell’uovo, la decidua subisce una serie di modificazioni che favoriscono la nutrizione dell’embrione e la portano a partecipare alla formazione della placenta; Dopo il parto, con il secondamento, la decidua. si distacca e viene espulsa insieme con la placenta e le membrane che rivestono il feto (da qui il nome di caduca). Qualora non avvenga la fecondazione, le arterie elicine, che vascolarizzano la decidua, vanno incontro ad un fenomeno di vasocostrizione, che porta all’ischemia del tessuto, con conseguente degenerazione e necrosi del tessuto e, conseguentemente, eliminazione delle formazioni membranose in disfacimento, attraverso la mestruazione: in questa fase, definita la fase desquamativa, viene eliminata tutta quella mucosa inutile a causa della mancata gravidanza, cioè tutto l’endometrio tranne lo strato basale.
decidua
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