ultimo aggiornamento: 9 Giugno 2018 alle 1:45
Forma di iscuria, dal greco ἰσχο- (iskho- → arresto, soppressione, ritenzione), derivato da ἴσχω (ískhō- → tenere, fermare, arrestare), e –ουρία (-ouría → urea, relativo alla minzione), derivato da οὖρον (oúron → urina), che si verifica in forma “illogica”, cioè che si svolge in senso opposto a quello che in linea di massima dovrebbe avvenire: paradosso deriva dal greco παράδοξος (parádoxos) composto da παρα- (para- → contro) e δόξα (dóksa → opinione) ed indica un fenomeno che contrasta con ciò che ci si potrebbe attendere. L’iscuria paradossa è una condizione in cui, a dispetto dello stillicidio di urina sotto forma di continue perdite goccia a goccia, la vescica non si svuota mai completamente, anzi il più delle volte rimane piena e in sovradistensione, causando replezione vescicale. L’eliminazione dell’urina avviene per effetto del “gradiente pressorio”: il superamento della capacità vescicale massima, unitamente alla forza di gravità, genera energia sufficiente per determinare le perdite urinarie “paradossali” causando, nei soggetti colpiti, un forte stimolo alla minzione, che non cessa mai completamente, associato a difficoltà ad urinare associata a perdita di urina. L’alterazione dello svuotamento della vescica può essere dovuta ad ipertrofia prostatica o, nella donna, a cistocele, anche se spesso l’incontinenza non è attribuibile ad una sola alterazione anatomo-funzionale; talvolta si osserva un quadro di iscuria paradossa in alcune sindromi paralitiche o in presenza di stati psicotici caratterizzati da blocco psicomotorio.