Dal greco ἄρϑρον (árthron → articolazione, giuntura) e δέσις (désis → unione, legamento): intervento chirurgico finalizzato ad immobilizzare i capi ossei di un’articolazione, saldandoli fra di loro, creando una anchilosi chirurgica e trasformando uno snodo mobile in un giunto statico. Ciò può avvenire sia utilizzando dei mezzi di sintesi metallici o sintetici, come chiodi, viti, placche, gabbie, oppure innesti ossei: spesso, per ottenere un ponte osseo che garantisca una artrodesi stabile e duratura è necessario bloccare l’articolazione con una combinazione di tutte e due le tipologie di fusione. I mezzi di sintesi metallici, infatti, bloccano subito l’articolazione e sopprimendo il movimento si crea un ambiente ottimale per favorire l’osteogenesi; si ricorre a questo tipo di intervento chirurgico solo quando c’è un grave danno articolare che condiziona la stabilità posturale o deambulatoria e i trattamenti conservativi contro il dolore indotto da tale danno, sono del tutto inefficaci. A seconda della tecnica chirurgica utilizzata, un’artrodesi può essere un’operazione “a cielo aperto” oppure in artroscopia; I tempi di recupero e di riabilitazione variano a seconda dell’articolazione trattata e dalla tipologia di intervento, così come i risultati di dipendono dalla gravità della condizione che ha reso indispensabile l’operazione chirurgica.
artrodesi
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