Dal greco ἄργυρος (árgyros → argento): detta anche arginismo o argirosi, è una malattia procurata dall’intossicazione o dall’uso prolungato di sali di argento. Può essere caratterizzata da colorazione persistente grigio-sporca della congiuntiva, per deposizione di ossido e di albuminato d’argento, o da una pigmentazione blu-nerastra della pelle, conseguente alla deposizione intracellulare di micro-particelle d’argento. Le parti più spesso colpite sono la cute, i vasi sanguigni, gli occhi, le mucose, la tiroide, il fegato ed i reni.
L’ingestione accidentale o volontaria (a scopo suicida) di soluzione di nitrato d’argento porta in genere a forme acute, caratterizzate da comparsa di petecchie rossastre sulla pelle, necrosi oro-faringee, violenti dolori gastrointestinali, nausea, vomito tinto di sangue che annerisce alla luce, diarrea, collasso, ustione alle prime vie aeree e digestive; astenia, edemi, collasso cardio-circolatorio, riduzione della diuresi con insufficienza renale; disturbi nervosi turbe della coscienza sino al coma e al collasso, talora alla morte.
L’argirismo cronico, consegue all’assunzione continuata nel tempo di preparati a base di argento o avviene nei lavoratori del metallo, talvolta può essere localizzata esclusivamente a livello oculare, come conseguenza dell’uso prolungato ed eccessivo di colliri a base di nitrato d’argento. Nella fase cronica, una volta che l’argiria si sviluppa genericamente, la discromia rimane permanente causando, nella maggior parte dei casi, solamente un problema estetico poiché la colorazione della pelle è irreversibile.