ortoressia

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ultimo aggiornamento: 17 Novembre 2020 alle 15:19

definizione

Termine coniato nel 1997 dal medico nutrizionista britannico Steven Bratman, che per primo diagnosticò questo particolare disturbo alimentare, per descrivere comportamenti ossessivo-manicali nei confronti della “alimentazione corretta e salutare”; dal greco ὀρϑός (ortos → giusto, diritto, corretto) e ὄρεξις (orexis → appetito): può essere considerata una patologia alimentare, al pari della bulimia o dell’anoressia, contraddistinta da comportamenti alimentari estremizzati verso una “alimentazione sana”, associati ad una eccessiva rigidità e, spesso, intolleranza nei confronti di chi non si conforma ai diktat di certe scuole di pensiero “sulla nutrizione giusta”.

descrizione

Il quadro psicopatologico si manifesta con un disturbo dell’alimentazione che può progredire in una sindrome nervosa caratterizzata dall’ossessione di un’alimentazione sana, che spinge ad eliminare gruppi di cibi essenziali per una dieta equilibrata, eccessiva attenzione alle regole alimentari, alla scelta del cibo e alle sue caratteristiche: la differenza fondamentale con chi soffre di anoressia o bulimia sta nel rigido controllo non più della quantità di cibo ma della sua qualità.

Chi è affetto da questa fobia, controlla e seleziona ossessivamente gli alimenti che assume, ricercando con eccessiva scrupolosità cibo puro, sano, non contaminato, preoccupato dalle conseguenze derivanti da un’alimentazione scorretta: comune è l’attitudine a seguire un regime alimentare sempre più rigido, dedicando molto del loro tempo a discutere sull’esistenza di cibi puri e impuri, perorando la propria “giusta causa” trasformandosi talvolta in censori dei comportamenti altrui, acquistando e cucinando scrupolosamente gli alimenti.

La difficoltà nel concedersi pasti in ambienti esterni può comportare conseguenze negative sulla vita lavorativa e relazionale: le situazioni sociali divengono critiche, alla luce del bisogno di programmare i pasti e conoscerne e controllarne ogni singolo ingrediente; in genere, il disgusto provato nel riempire il proprio corpo con sostanze non naturali e il desiderio continuo di depurarsi possono portarle a un atteggiamento fobico, basato su comportamenti elusivi e di evitamento nei confronti di  situazioni sociali in cui potrebbero essere costretti a “contaminarsi” con cibo impuro o entrare in contatto con piatti, posate e pentole, considerati inquinati da cibi non naturali o fabbricati con materiali che possano alterarne le qualità nutritive.

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