definizione
Alterazione della rappresentazione topografica e spaziale del corpo, che permette l’orientamento rispetto all’ambiente esterno, mappatura inadeguata dello spazio: il termine fu coniato dal medico neurologo francese Pierre Bonnnier, nel 1905, come alternativa a “malfunzionamento della somatopsica” o “cenestesiopatia”, per descrivere quella che definì una anestesia delle caratteristiche spaziali del corpo, ovvero la percezione di un corpo più grande, più piccolo, distorto o senza confini; da ἀν– (an– → prefisso privativo) e σχῆμα (skɛma → forma, aspetto, configurazione), dal tema di ἔχω (écho → possedere, avere).
Può essere definita come una alterazione della percezione del sé, in cui le parti del corpo non sono riconosciute come proprie, come avviene nelle allucinazioni somatiche: come scrisse Bonnier, «è l’afflizione a causa della quale alcune parti di noi stessi cessano di adattarsi alla nozione che abbiamo del nostro corpo: quando occupiamo troppo spazio, c’è iperschemazia; troppo poco, iposchemazia; o non è appropriato, paraschematia.» I tre termini sono stati usati per denotare un’alterazione delle rappresentazioni degli oggetti corporei a causa di una lesione del lobo parietale destro; a causa della loro natura soggettiva, iperschemazia, iposchemazia e paraschemazia non possono essere osservate direttamente in un individuo affetto, ma devono essere desunti attraverso la rappresentazione grafica (disegni) che il soggetto fa.