definizione
Sviluppata dall’anatomista e chirurgo tedesco Julius Wolff, nel XIX secolo, afferma che l’aumento del carico applicato ad un osso indurrà un adattamento dell’osso stesso attraverso un processo di rimodellamento nel tempo che lo renderà più forte per resistere a quel tipo di carico: se la forza applicata non supera la capacità di resistenza dell’osso (punto di rottura), l’osso subirà una deformazione plastica; l’architettura interna delle trabecole subisce modifiche adattative, seguite da modifiche secondarie alla porzione corticale esterna dell’osso, che tendono a ispessirsi.
All’opposto, se il carico su un osso diminuisce, l’osso diventerà meno denso e più debole a causa della mancanza dello stimolo necessario per il rimodellamento continuo: questa condizione può provocare una riduzione della densità ossea (osteopenia); l’osso necessita di stimoli per mantenere la sua forma e densità.
In pratica, la legge di Wollf afferma che l’osso si adatta in continuazione al variare dei carichi e delle sollecitazioni statiche e dinamiche, rimodellandosi in modo da rispondere alle situazioni funzionali e impegnando la minima quantità necessaria di tessuto osseo.
Il rimodellamento dell’osso in risposta al carico dipende dalla meccano-trasduzione, un processo attraverso il quale forze o altri segnali meccanici vengono convertiti in segnali biochimici; gli effetti specifici sulla struttura ossea dipendono dalla durata, dall’entità e dalla velocità del carico: è stato riscontrato che solo il carico ciclico può indurre la formazione ossea.