definizione
Piano per sezionare il corpo al fine di descriverne la posizione di strutture o la direzione dei movimenti, ovvero una superficie bidimensionale che seziona il corpo, utilizzato come punto di riferimento; nell’anatomia umana si descrivono tre piani principali, perpendicolari fra loro, posti lungo gli assi cartesiani:
→ piano sagittale (longitudinale, anteroposteriore): perpendicolare al suolo, è un piano parallelo alla sutura sagittale, che divide il corpo in due antimeri, una parte sinistra ed una parte destra; il piano sagittale mediano è il piano sagittale che si trova esattamente al centro del corpo, mentre tutti gli altri piani sagittali (noti anche come piani parasagittali) sono paralleli ad esso.
→ piano coronale o piano frontale (verticale): perpendicolare al suolo, separa il corpo in una porzioni dorsale ed una ventrale (rispettivamente posteriore e anteriore); il piano frontale biauricolare è parallelo al piano coronale.
→ piano trasversale (orizzontale): parallelo al suolo, divide il corpo in una porzione craniale ed una caudale (rispettivamente superiore ed inferiore); particolari piani trasversali sono, di rilevante significato in Kinesiologia Transazionale® e Kinesiopatia®, sono il piano di Francoforte ed il piano visivo dell’orizzonte.
Per convenzione quando si descrive una parte anatomica, il corpo umano è sempre in posizione anatomica, ovvero, in postura eretta, con le braccia lungo i fianchi (arti superiori addotti lungo il corpo) ed il palmo delle mani ruotato in avanti (avambracci in supinazione e mani con dita estese): la posizione di riferimento (posizione anatomica), è la posa di partenza da cui si presuppone abbia inizio il movimento; i tre piani cardinali di riferimento sono rappresentati su questa posizione, permettendo di descrivere il movimento dei segmenti corporei.
piani anatomici e movimento
I piani anatomici (e gli assi cartesiani proiettati sul corpo in posizione anatomica) sono elementi di riferimento fondamentali per una corretta valutazione e codifica cinesiologica dei movimenti articolari: infatti possono essere utilizzati per descrivere oggettivamente l’asse lungo il quale viene eseguita un’azione, cioè il movimento dell’essere umano; è un sistema di riferimento creato su fondamenti geometrici dello spazio che permette di possedere un linguaggio comune quando si parla di movimento, in quanto i segmenti corporei si muovono rispetto ad essi, tracciando traiettorie attraverso movimenti traslatori o rotatori.
I movimenti traslatori descrivono un movimento in cui tutti i punti del segmento si muovono parallelamente, come nel caso della traslazione compiuta dal condilo mandibolare durante l’apertura della bocca; al contrario, nel movimento rotatorio i punti del segmento descrivono un percorso circolare attorno a un fulcro, detto anche asse di rotazione, che è il punto in cui il movimento del segmento equivale a zero; gli assi di riferimento principali usati convenzionalmente sono tre (antero-posteriore, medio-laterale e verticale), ortogonali tra loro e perpendicolari a loro volta al loro rispettivo piano cardinale. La maggior parte dei movimenti effettuati dalle nostre articolazioni è di tipo rotatorio.
La biomeccanica del moto articolare, nella realtà, si discosta da questa visione semplicistica: nella maggior parte dei casi la direzione degli assi articolari non coincide con gli assi ortogonali, ma si sviluppano in modo tridimensionale, attraversando più piani cardinali; gli assi di rotazione, oltretutto, non sono stazionari, ma traslano durante l’intero R.O.M. fisiologico, a causa dell’irregolarità geometrica della forma dei capi articolari e della non completa congruenza delle superfici articolari; inoltre la maggioranza dei gesti motori non sono monoplanari, ma tridimensionali e quindi più complessi da descrivere sia in termini di assi che di piani di movimento.
Inoltre, è opportuno specificare se la posizione di partenza di un movimento si discosta da quella di riferimento, sia rispetto la linea di gravità (prono, supino, decubito laterale …), sia per la diversa posizione dei segmenti corporei (avambracci pronati, anche flesse, spalle abdotte …): sebbene le differenze potrebbero apparire minimali, dal punto di vista biomeccanico modificano molti elementi che agiscono a livello delle articolazioni, come il braccio di leva, la direzione del vettore della forza di gravità, la lunghezza muscolare e la relativa capacità di generare forza.
diagnostica per immagini
Nelle tecniche di diagnostica per immagini come le ecografie, le tomografie computerizzate, le risonanze magnetiche o le scansioni PET, necessario distinguere l’orientamento di determinati piani: per questo esistono vari sistemi di coordinate standardizzati, come ad esempio lo standard DICOM, che si basa sull’immaginare un essere umano nella posizione anatomica e in un sistema di coordinate XYZ con l’asse x con direzione anteroposteriore, l’asse y che va da destra a sinistra e l’asse z.