Il termine deontico, derivato dal greco (τό) δέον (déon → il dovere) è un aggettivo volto a designare ciò che riguarda il dovere, che si riferisce all’obbligatorietà: il termine è usato quasi esclusivamente nella locuzione logica deontica, ovvero i processi mentali che coinvolgono le idee di obbligo, permesso e divieto (dovere, potere, non dovere), sulla base di principî quali «nulla può essere comandato e vietato al tempo stesso»; si distingue pertanto dalla logica formale, ma anche dall’etica, in quanto non si pronuncia su ciò che sia effettivamente obbligatorio.
Pertanto, nel suo significato generico la logica modale deontica si contrappone alla logica classica: si riferisce al dovere, all’obbligatorietà delle asserzioni prescrittive: concepita per la prima volta da Ernst Mally nel 1926, è intesa, innanzitutto e per lo più come ampliamento della logica proposizionale e contrapposta alla logica modale aletica.
Il sistema di logica deontica più semplice è il sistema deontico minimale di Georg Henrik von Wright, caratterizzato dall’assioma: “obbligatorio implica permesso”.
Oggi la logica deontica si è concentrata sull’aspetto computazionale: i problemi più studiati sono quelli che vedono la logica deontica (concepita non più solo come logica ampliante, ma anche come logica deviante) come strumento per la rappresentazione di conoscenza pratica (ma anche rispetto alle teorie metaetiche, soprattutto quale praxeologia della legislazione umana, etica o legale che sia); pone problemi filosofici di fondazione, riassunti nel libro di Georg Henrik von Wright “Deontic Logic: A Personal View” del 1999.
Oltre al generale problema della relazione tra logica e norme, l’aspetto fondazionale più dibattuto è quello del valore logico delle norme, ossia di quale sia il valore che si deve predicare delle norme al posto della verità (come valori quali valido – invalido; oppure soddisfacente – insoddisfacente, …); la logica deontica ha preso in esame una serie di paradossi che si differenziano per struttura ed enunciazione da quelli presenti nella tradizione filosofica.