meningiti, meningismo, meningiti subcliniche: una possibile causa di molteplici disturbi

ultimo aggiornamento: 20 Aprile 2017 alle 0:44

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meningismo: che fare?

La mancanza di trattamenti adeguati porta, nel tempo, ad un peggioramento della situazione sclerotica in quanto l’eventuale diminuzione della circolazione liquorale, artero-venosa, o linfatica ridurrà l’adeguata nutrizione nell’area della lesione primaria, creando ulteriori fenomeni tensivi od irritativi e favorendo, quindi, l’estensione dell’area di irritazione: questo spiega perché non solo i sintomi possono apparire a distanza di tempo dal fenomeno meningitico iniziale, ma anche per quale ragione tendono a non regredire, ma addirittura a favorire un deterioramento progressivo del quadro sintomatologico.

L’atteggiamento difensivo che l’organismo può instaurare a difesa di regioni lesionate o più deboli, comporta, solitamente, la formazione di contrazioni antalgiche o di spasmi muscolari che conducono spesso ad un peggioramento delle problematiche locali: viene ridotta o modificata la circolazione (sangue, linfa, …), possono generarsi “cisti energetiche”, cioè aree che vengono parzialmente o totalmente escluse dall’integrità funzionale corporea, creando una spirale negativa perversa che porta usualmente ad un aggravamento della situazione locale e generale.

Le meningi appartengono a quello che abbiamo definito il Sistema Cranio-Sacrale, essendone parte integrante assieme al liquido cefalorachidiano, alle ossa del cranio, dello speco vertebrale, del sacro ed alla fascia che li circonda e li mette in relazione con le restanti strutture: l’insieme di queste formazioni pulsa all’unisono in quello che Sutherland ha chiamato il “respiro primario” e che viene oggi denominato ritmo cranio-sacrale. (è possibile approfondire l’argomento nell’articolo “che cos’è il sistema cranio-sacrale?

Per un operatore di Cranio-Sacral Repatterning® od un professionista di Kinesiopatia® Osteopatica risulta agevole percepire le fluttuazioni e le manifestazioni di questo ritmo in ogni distretto corporeo: in un organismo ideale tale ritmo appare simmetrico, regolare ed armonico nelle sue manifestazioni. Tuttavia le varie tensioni o restrizioni che si accumulano ed, in particolare, all’interno del complesso fasciale od alle meningi, influiscono in maniera significativa su tale ritmo, alterandone le caratteristiche fondamentali: ogni deterioramento della “qualità” dell’espressione dell’energia vitale, dell’ampiezza o della frequenza del ritmo, offre indicazioni preziose al professionista, per identificare l’esatta localizzazione di eventuali disfunzioni o limitazioni  dell’energia del sistema cranio-sacrale. Con la sufficiente esperienza e competenza, una volta liberato il sistema dalle compensazioni che spesso si sovrimpongono, è possibile comprendere anche la qualità ed il tipo di “freno”,  che impedisce la piena espressione della vitalità dell’organismo e la sua eventuale cronicità.

I disturbi che si manifestano, le cisti energetiche, le patologie disfunzionali provocano limitazioni qualitative e quantitative del “respiro primario”, che si ripercuotono sulla fascia o sulla struttura meningea, sotto forma di asimmetrie o distorsioni spaziali e ritmiche: attraverso l’identificazione di questi limiti o barriere, è possibile correggere gli squilibri generati nel sistema. L’utilizzo di un contatto estremamente delicato e non invasivo, associato alla facilitazione della naturale tendenza dell’organismo a cercare un equilibrio privo di tensioni, rende relativamente agevole la “manipolazione” di queste alterazioni.
Le modalità operative del kinesiopata e del terapista cranio-sacrale non sono assimilabili in alcun modo all’approccio manipolativo del chiropratico, che agisce sui blocchi del rachide. Esistono importanti differenze anche con le manualità osteopatiche: mentre il professionista in Kinesiopatia o l’operatore di Cranio-Sacral Repatterning pongono una particolare enfasi nel favorire la liberazione delle restrizioni funzionali e nel promuovere la mobilità e motilità intrinseca del corpo, l’osteopata, in genere, applica tecniche manipolative. Durante un trattamento kinesiopatico o di  “Cranio-Sacrale” non si esercita nessuna reale forza fisica, ma vengono soltanto “ascoltati attivamente” i tessuti nella loro espressione dinamica e sono favoriti i fenomeni spontanei di liberazione dalle tensioni che imbrigliano l’organismo in toto, grazie ad un atteggiamento di “passività vigile” dell’operatore. Ogni movimento di liberazione, ogni torsione, rotazione, spostamento è creato dalle necessità del sistema stesso, che ha bisogno di trovare una situazione di equilibrio meno energeticamente dispendiosa.

Nelle fasi intermedie di trattamento, si possono causare situazioni di apparente squilibrio, che il corpo deve riattraversare, prima di poter ritornare ad una posizione di maggior simmetria e armonia. (per chi volesse approfondire alcuni degli aspetti peculiari della “visione terapeutica” alla base di questo modo di interagire con l’organismo, è possibile leggere l’articolo: “la manualità sensibile”)

Nel caso specifico di meningismi o degli esiti di fenomeni meningitici, occorre liberare, in prima istanza, il “sistema” dalle tensioni compensatorie accumulate nel tempo: per questo la tecnica dell’unwinding risulta di grande aiuto, permettendo di rilasciare le tensioni fasciali e di accedere con maggior delicatezza ed efficacia alle aree di restrizione; neutralizzando le tensioni compensatorie, originate nella fascia e nelle strutture muscolari e connettivali, è possibile accedere al nucleo centrale del sistema cranio-sacrale, acuendo la risposta di riarmonizzazione dello stesso.

Grazie a tecniche di allentamento fasciale dell’area sub-occipitale, soprattutto una volta esaurita la fase acuta, si possono ottenere importanti cambiamenti dei sintomi generalizzati e delle manifestazioni dipendenti dalla compressione locale: i risultati sono veramente rimarchevoli e contribuiscono in modo spesso eclatante alla ricreazione di un riequilibrio sistemico. Oltre a favorire la riduzione delle risposte di stress che accompagnano le sindromi post-meningee o i meningismi, la diminuzione della tensione a livello atlanto-occipitale, l’allentamento dello spasmo dei muscoli sub-occipitali, grazie all’azione sulle componenti vagali e su quelle vascolari, favorisce un rilassamento dell’intero sistema ed un decremento della pressione endocranica, con un notevole miglioramento della compliance e del benessere globale del paziente ed una maggior risposta al trattamento. 

L’eventuale integrazione di questi trattamenti con tecniche kinesiopatiche quali l’A.S.E. (allentamento dello stress emotivo), il Ciclo Neuro-Vascolare o il Reset Temporo-Vascolare, permette un’ulteriore facilitazione al trattamento, ottenendo spesso effetti risolutivi sui sintomi di accompagnamento e migliorando significativamente il benessere in un gran numero di pazienti.

image567Una volta create le condizioni ideali per entrare in contatto con la persona ed identificare le zone di restrizione, utilizzando uno dei principi del Cranio-Sacral Repatterning,  l’operatore ricerca e segue le tensioni fino all’identificazione di un punto di resistenza. Fra le differenti aree di squilibrio, con la necessaria esperienza, è possibile identificare il “pivot”, cioè il punto focale delle restrizioni, e favorire l’espressione della “potenza rigeneratrice” del sistema cranio-sacrale: il professionista è in grado di “accompagnare” il corpo in un percorso di riequilibrazione. Infatti, grazie alla capacità di riprodurre gli schemi di tensione che si manifestano in risposta agli stimoli traumatici o agli atteggiamenti antalgici, è in grado di creare una “tensione tissutale” che favorisce il naturale dissolversi dell’area di restrizione. In tal modo è possibile trattare diffusamente le cisti energetiche e le zone di squilibrio e di degenerazione che eventualmente verranno evidenziate.

Quando si sarà ottenuta una certa liberazione dell’area critica, sarà possibile applicare delle leggere trazioni durali per dissolvere le eventuali tensioni ancora presenti nel sistema, rispondendo in maniera appropriata ad ogni manifestazione di torsione, rotazione, lateralizzazione, trazione.

Spesso la “liberazione delle falci cerebrali” permette di agire sull’intero sistema a tensione reciproca costituito dall’insieme delle meningi. Questa tecnica consiste nel porre una mano sotto l’occipite e l’altra sulla zona frontale: sintonizzandosi con il movimento ed il ritmo cranio-sacrale è possibile percepire eventuali trazioni o torsioni che vengono evidenziate dal contatto; mano a mano che le tensioni sono portate alla luce e vengono liberate grazie all’azione del terapeuta, si individueranno aree di restrizione sempre più profonde.

image569La sensazione soggettiva è di percepire le proprie mani come “risucchiate” dai movimenti compiuti dal sistema fino a identificare una resistenza, un punto di arresto, una barriera in cui la “vitalità” dei tessuti il ritmo decrescono significativamente, talvolta fino ad annullarsi: tale momento può essere definito come un “significance detector”, un evidenziatore di un’area significativa per il corpo.

In tali occasioni, il sistema respiratorio primario può offrire la sensazione di arrestarsi, prima di dare adito ad un ampio movimento di liberazione, accompagnato dall’amplificazione della mobilità ed una maggior simmetria ed armonia nel ritmo. Una volta ottenuto un certo grado di liberazione, l’operatore può effettuare una trazione del tubo durale partendo dall’occipite o dal sacro per permettere una distensione delle componenti longitudinali della dura sia craniale che spinale: l’azione che viene effettuata è talmente gentile, che si potrebbe dire che più che dell’atto fisico si tratta della “idea” dell’atto, al punto che la maggioranza dei terapisti di altre discipline potrebbe non considerarla affatto una trazione, ma semplicemente un contatto. Eppure, proprio grazie alla delicatezza esercitata in queste mobilizzazioni o liberazioni, si evita che il corpo si “richiuda a riccio” limitando l’effetto terapeutico: la particolarità della tecnica consiste proprio nella associazione fra gentilezza e sensibilità da parte del terapista.
Con la sufficiente esperienza è possibile sondare le aree di restrizione primaria o secondaria presenti a livello delle meningi ed in corrispondenza dei fori di uscita delle radici dei nervi cranici, monitorando le risposte indotte da questa esplorazione nel sistema corporeo.

Ovviamente questi sono solo alcuni esempi di trattamento in quanto risulta difficile standardizzare un protocollo generico, anche se efficace. La peculiarità della visione kinesiopatica consiste nel fatto che ogni paziente, ogni persona, ha una storia personale che differisce da quella di ogni altra persona: i vissuti emotivi, le esperienze, i momenti della vita, come noi reagiamo sotto ogni aspetto a ciò che ci accade, contribuisce a formare il quadro generale di chi noi siamo e di come l’organismo reagisce ed accumula tensioni, blocchi o restrizioni. Inoltre, è impensabile che un solo e semplice trattamento sia in grado di risolvere situazioni consolidate da anni, con tensioni o blocchi che sono l’espressione di un adattamento alle nostre limitazioni: talvolta nell’ambito del processo terapeutico si possono manifestare fasi intermedie in cui il corpo, spinto verso un nuovo equilibrio temporaneo, deve assestarsi ed adattarsi nell’attesa di una modificazione profonda che permetta di ritrovare quell’equilibrio, quel confort che ci consente di vivere al meglio la nostra vita, senza grandi dispendi energetici.

Esempi di queste situazioni sono innumerevoli nella nostra pratica clinica, sia per quanto riguarda le variazioni transitorie, che per quello che concerne drastici cambiamenti che hanno portato varie persone a vivere la loro vita, senza dover convivere con una sensazione di malessere generalizzata, come abbiamo descritto all’inizio di quest’articolo.

francesco gandolfi

articolo tratto da:

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risorse: