meningiti, meningismo, meningiti subcliniche: una possibile causa di molteplici disturbi

ultimo aggiornamento: 20 Aprile 2017 alle 0:44

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le meningi: sospendere per proteggere

Il cervello, uno degli elementi fondamentali del Sistema Nervoso Centrale assieme al midollo spinale, rappresenta la massima capacità di elaborazione che noi possediamo e possiamo affermare che senza di esso, la vita, come noi la conosciamo, risulterebbe impossibile. Lo dimostra il fatto che gravi lesioni encefaliche producono paralisi e malattie dall’esito mortale, come accade, ad esempio, nella sclerosi multipla o nei traumi e negli ictus con infarto cerebrale.

Il funzionamento e la capacità di rispondere in maniera adeguata ed efficace alle variazioni interne ed esterne all’organismo, dipendono in gran parte dalla attitudine del Sistema Nervoso Centrale (S.N.C.) di elaborare le informazioni ricevute dai recettori (terminazioni nervose specializzate in grado di tradurre le variazioni ambientali in impulsi elettromagnetici) e di inviare segnali che permettano al corpo stesso di modificare il suo stato.

Perché ciò possa avvenire, il S.N.C. deve essere messo in grado di funzionare al meglio e soprattutto di essere protetto: la combinazione di elementi rigidi e poco deformabili (le ossa) e di tessuti connettivali ad elevata adattabilità elastica (la fascia) è in grado di assicurare una certa capacità di assorbimento delle tensioni e dei traumi. Le componenti visco-elastiche e le membrature resilienti e tensegretive garantiscono l’assorbimento e la dispersione delle energie cinetiche che agiscono sulle cellule nervose, permettendone una protezione “discretamente” efficace: più sono “preziose” le strutture da difendere, più le parti ossee sono estese. Il corpo è caratterizzato dalla presenza di formazioni solide e resistive ma, allo stesso tempo, sufficientemente elastiche e adattative; questi elementi sono in grado di garantire un elevato livello di protezione del sistema nervoso centrale, centro nevralgico fondamentale per la nostra sopravvivenza: il neurocranio e lo speco vertebrale, integrati dal sistema fasciale e meningeo.

La teca cranica (scatola), composta di varie ossa, assolve pienamente allo scopo di proteggere il cervello, ma da sola risulta insufficiente: infatti, la massa cerebrale è costituita prevalentemente da lipidi, cioè grassi, che le conferiscono una consistenza che ricorda vagamente dell’olio denso. Se questa massa non venisse in qualche modo sospesa all’interno della teca cranica, eventuali traumi o accelerazioni improvvise potrebbero provocare ugualmente lesioni anche gravi delle cellule cerebrali. 

Un esempio dei danni potenziali al sistema nervoso centrale è riscontrabile in situazioni non fisiologiche e decisamente traumatiche, come quelle che si verificano durante un combattimento di pugilato: in genere il boxeur viene colpito sulla parte anteriore del cranio, sul viso, subendo, per effetto dei pugni più forti, una grande accelerazione della testa in direzione posteriore.

Lo scostamento dalla linea mediana che può compiere la testa, però, è limitato dalla capacità di estensione del collo: quando questa raggiunge il suo massimo, la testa ferma il suo spostamento dorsale repentinamente e subitaneamente, creando una sorta di rimbalzo in avanti. Non solo questi traumi sono paragonabili a “colpi di frusta”, con le conseguenti lesioni della cerniera cervico-occipitale, ma l’energia cinetica generata dal pugno porta il cervello a seguire il moto della testa in direzione posteriore, come effetto del dinamismo dell’impatto: quando il movimento si ferma bruscamente, la massa cerebrale prosegue nella sua corsa, andando a sbattere violentemente a livello occipitale. Il risultato sono lesioni della corteccia cerebrale occipitale, le aree deputate alla visione; i pugili, infatti, tendono ad avere problemi di vista di origine cerebrale (posteriore), nonostante la maggioranza dei colpi vengano portati sulla parte anteriore della testa. Situazioni simili possono verificarsi negli incidenti stradali o nei traumi diretti del cranio.

Ovviamente la natura non aveva previsto la possibilità che in condizioni non fisiologiche il nostro sistema nervoso potesse subire accelerazioni così rapide e potenti, per cui i sistemi di protezione del cervello sono in grado di neutralizzare forze di minor entità attraverso due sistemi funzionali ed economici: la sospensione della massa cerebrale, mediante una serie di “elastici”, e l’interposizione di spazi contenenti liquido, che circondano l’encefalo. L’organismo è in grado di neutralizzare la maggioranza delle forze che possono agire sulla massa cerebrale, in condizioni fisiologiche, ma non dispone di sufficiente adattabilità per inertizzare forze distruttive.

Quando si verifica la necessità di ridurre l’impatto dell’energia cinetica su un oggetto, possiamo sospenderlo grazie ad un sistema di strutture elastiche, “appenderlo” attraverso una serie di elementi estensibili (ma al contempo, in grado di creare una resistenza inerziale), ad una teca semirigida: ad ogni spostamento, le componenti flessibili e deformabili subiranno distensioni e allungamenti che ne freneranno il movimento, permettendo al corpo stesso di non subire traumi da contusione, rimbalzo o sbattimento sulle superfici circostanti. Allo stesso tempo l’interposizione di liquido fra l’oggetto sospeso e le superfici che lo circondano, garantisce un incremento della capacità resistiva e dell’inerzia cinetica del sistema di protezione.

Il sistema delle meningi è assimilabile, in un certo senso, a questo meccanismo di sospensione elastica: a contatto con la teca cranica esiste una struttura connettivale densa, la dura madre, dotata di un’elevata capacità di resistenza elastica e resilienza; è rivestita, al suo interno, da uno strato di tessuto connettivale, l’aracnoide, da cui si dipartono filamenti, setti o lamine elastiche, che la connettono con la pia madre, che riveste intimamente le superfici del tessuto nervoso cerebrale o midollare, “appendendo”, di fatto, il sistema nervoso centrale. Nell’intercapedine posta fra l’aracnoide e la pia madre, nei cosiddetti spazi subaracnoidei, troviamo il liquor, che completa il sistema di ammortizzazione cinetica e dinamica.

francesco gandolfi

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